Leatherface (2017)

Aggiornato il Settembre 18, 2017 da Il Guru dei Film

Leaherface ovvero le origini del serial killer Faccia di Cuoio.

Strappato alla famiglia Sawyer coinvolta nel Texas in misteriosi omicidi, un ragazzino cresce in un ospedale psichiatrico sotto un falso nome …

Tit. Originale: Leatherface
Paese: USA
Rating: 7/10

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Strappato alla famiglia Sawyer coinvolta nel Texas in misteriosi omicidi, un ragazzino cresce in un ospedale psichiatrico sotto un falso nome. Alcuni anni dopo nel corso di una sommossa avvenuta all’interno dell’istituto, ormai adulto, fugge insieme ad altri tre compagni e una giovane infermiera presa come ostaggio. Sulle loro tracce il poliziotto Hartman non esita a utilizzare metodi brutali.

Accostati nel corso degli ultimi anni al rilancio di franchise horror prestigiosi quali le serie Halloween ed Hellraiser, i registi Maury e Bustillo alla fine si sono accasati nell’altrettanto gloriosa saga di Non Aprite Quella Porta e con Leatherface approdano al debutto americano. I registi francesi raccolgono i frutti di una breve ma intensa filmografia iniziata con A l’interieur (tit. internazionale Inside) del 2007 che resta la loro opera più conosciuta, un film estremo considerato uno dei migliori esempi del (recente) french-horror, seguita dai notevoli ma poco visti Livid e Among the Living. Leatherface è l’ottavo film della serie iniziata nel lontano 1974 dal capolavoro Non Aprite Quella Porta di Tobe Hooper, purtroppo è notizia fresca di poche settimane la dipartita del mitico regista (segue a ruota quella dell’altro Master of horror George A. Romero) che figura come executive producer della pellicola.

Leatherface - Recensione

La saga prosegue senza il nume tutelare in buone mani, visto che il duo francese non retrocede di un centimetro dallo stile selvaggio e violento che li contraddistingue e ben volere tra le fila degli appassionati più duri e puri, un’occasione unica di misurarsi con una delle icone supreme del genere horror. E’ bene sapere che i due giovanotti d’oltralpe sono prima di ogni cosa dei fan, in seguito entrati nel giro che conta grazie anche alle esperienze passate dei colleghi-compaesani Alexandre Aja e Pascal Laugier. Leatherface, sin dal titolo eloquente, si concentra sulla figura-mito di Faccia di cuoio, il nomignolo con cui è meglio conosciuto dalle nostre parti, un vero prequel sulle origini del personaggio indimenticabile per l’inquietante presenza scenica composta da maschere di pelle umana armata di una motosega. Dopo il gustoso prologo in casa Sawyer nel 1955 con il piccolo Jed iniziato all’uso improprio dell’attrezzo a motore, una scena di famiglia tutta da vedere, si salta di circa 10 anni in avanti verso pieghe narrative inaspettate e inedite, non solo per la saga.

Leatherface si snoda come un cupo thriller sanguinolento, con poche certezze, un riuscito depistaggio che non si concentra mai su un unico protagonista, quasi a intendere che la genesi del male è un profondo processo di cause ed effetti portato da più persone, ambienti e veri e propri incidenti di percorso. Faccia di cuoio sta arrivando ma non come uno si può immaginare per una delle migliori intuizioni della pellicola, sempre tesa e violenta sin dai primi scorci all’interno di un ospedale psichiatrico. In questi primi minuti si scorge la bella infermiera di Vanessa Grasse, in pratica al debutto, un’innocente ragazza costretta suo malgrado a precipitare in un’avventura infernale, la final girl che non manca mai nei film della serie. C’è però un’altra bella ragazza al suo fianco, l’attrice bionda Jessica Madsen, solo che lei è una pazza psicopatica come il suo compagno Ike (James Bloor), una coppia che porta scosse di violenza degne di Natural Born Killers.

Ci sono poi altri due ragazzotti: uno timido con dei seri problemi legati all’infanzia, il secondo grasso, silenzioso, forse ritardato. Una bella combriccola di giovani squilibrati inseguita da un poliziotto ancora più pazzo e sadico con la faccia furibonda di Stephen Dorff (l’indimenticato Diacono Frost del primo Blade), reso rabbioso da un fattaccio descritto nell’incipit del 1955 in cui compare l’altro volto di punta del cast, la Verna Saweyr di Lili Taylor (America Oggi, The Conjuring), perfetta matriarca malvagia di famiglia, un personaggio nuovo per la saga. On the road inquietante lungo le strade del Texas (ricreate in Bulgaria!) che non lesina in efferatezze, scene di sesso mischiate alla necrofilia  e bagni di sangue, a meno di non avere ottenuto informazioni rivelatrici Leatherface garantisce un colpo di scena finale clamoroso (volendo anche due).

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Sporco e brutale come conviene alla saga resa celebre da Tobe Hooper. Promosso.

Sciamano