Aggiornato il Giugno 22, 2010 da Il Guru dei Film
Fanta-horror anni 80 ambientato nei fondali marini.
A pochi giorni dal rientro in superficie alcuni membri di una stazione sottomarina, adibita all’estrazione di metalli preziosi, scoprono il relitto di una nave russa.
All’interno del misterioso vascello vi sono inquietanti testimonianze di una piaga non ben definita che ha colpito tutto l’equipaggio. Gli uomini guidati da Beck ignorano che il contagio di un passato esperimento genetico sepolto nelle profondità marine si è riattivato, una minaccia in grado di trasformare le vittime in mostruose creature. Inizia una lotta contro il tempo per salvare la pelle e riemergere alla luce del sole.
“Leviathan” fa parte di una sorta di “trilogia subacquea” insieme ai coevi “Creatura degli abissi” e “The Abyss” di James Cameron, quest’ultimo il migliore del lotto e opera di riferimento per gli spin-offs istantanei diretti da George P. Cosmatos e Sean Cunningham. L’intenzione di sfruttare/anticipare le avventure (sotto)marine dell’ambizioso film del regista di “Aliens scontro finale” ha limitato i danni, i risultati di “Leviathan” e “Creatura degli abissi” sono più che dignitosi a dispetto di budget meno importanti e un orientamento horror più marcato, la contro indicazione è che con il passare del tempo è facile confonderli visto le evidenti similitudini, anche a livello di trama.
Per dispiegamento di mezzi “Leviathan” è quello che si avvicina di più allo spettacolare “The Abyss”, una produzione italo-americana (Filmauro/MGM) girata nei mari del mediterraneo, nei titoli di coda si ringraziano tra gli altri anche Agip e Alitalia, e con una grande cura nelle scenografie degli ambienti della base sotto-marina ricalcati sul design dei claustrofobici set della serie “Alien”, anche le riprese subacquee effettuate in grosse vasche artificiali ricreano con una certa efficacia gli incombenti fondali dell’oceano (Atlantico, in questo caso). Il regista George P. Cosmatos (1941-2005) reduce dalla collaborazione con la star Sylvester Stallone, diretto in “Rambo 2 –La vendetta” (1985) e “Cobra” (1986), ben si adatta alle atmosfere fanta-horror e già nei primi minuti si concentra sul pericolo del mondo “alieno” subacqueo: la scena dell’incidente all’impianto di ossigeno della tuta-scafandro di uno dei protagonisti, in procinto di implodere a causa della pressione, è una situazione “classica” degna di una missione spaziale, in questo caso serve per introdurre i personaggi, in particolare il protagonista principale Beck, interpretato da Peter “Robocop” Weller, intento ad aiutare il compagno da una postazione computer che lancia rudimentali schermate in 3D, progettate da l’allora sconosciuta casa d’animazione Pixar.