Aggiornato il Settembre 30, 2010 da Il Guru dei Film
Il regista Shyamalan si cimenta nel fantasy con l'adattamento live action di una nota serie animata.
Il mondo è suddiviso in quattro grossi regni dominati dalla forza degli elementi naturali, l'equilibrio di pace e prosperità è custodito dall'Avatar, un predestinato in grado di accentrare ogni potere e comunicare con gli Spiriti, egli è la reincarnazione dei precedenti Avatar che ha trovato la sua manifestazione nelle sembianze di un bambino: Aang. Due giovani della tribù dell'acqua rinvengono il piccolo imprigionato nei ghiacci, sulle tracce dell'Avatar giungono presto le belligeranti truppe della nazione del fuoco, decise a eliminare l'ultimo ostacolo verso il dominio del mondo.
Se qualcuno si chiede che fine ha fatto M. Night Shyamalan, il regista dei mirabili "Unbreakable" e "The Village", troverà la spiacevole risposta in questo pasticcio (posticcio?) fantasy tratto da una serie animata di un certo successo, almeno dalle parti degli USA: "Avatar – La Leggenda di Aang". Chi vuole dunque ritrovare il tocco leggero e ficcante di opere come "Il sesto senso" può constatare come il regista sia svanito sotto una ridondante cascata di effetti speciali per una storia accettabile al massimo per un target di under 10, un lavoro su commissione dei più biechi se si pensa alla truffa della pellicola convertita in fase di post- produzione in 3D, una pratica scorretta non nuova alla luce del precedente di "Scontro tra Titani" (2010), un tentativo perpetrato per illudere il pubblico con effetti scadenti, molto lontani dalle nuove tecniche in 3D nativo lanciate da "Avatar" di Cameron, le stesse che si possono ammirare (migliorate) nel recente "Resident Evil Afterlife" (2010). A sentire le ultime voci della conversione in 3D dei film della saga di "Guerre Stellari" si viene quindi colti da momenti di apprensione.
La saga di George Lucas, più che la trilogia de "Il Signore degli Anelli" di Jackson", sembra chiamata in causa nel nuovo film di Shyamalan, come ovvio i risultati non sono gli stessi ma la voglia di descrivere nuovi mondi fantasiosi e creature variopinte è, più o meno, la medesima visto che al centro, con qualche variante new age molto più accentuata, compare il Luke Skywalker di turno con le fattezze del "piccolo Buddha" Aang contro le truppe dei cattivi, tutti vestiti di nero (ovvio) e pure dalla carnagione olivastra, il cripto-razzismo di fondo viene in parte a cadere quando si ricorda che lo stesso Shyamalan ha evidenti tratti somatici indiani. Gli effetti speciali sono di buona resa, e non potrebbe essere altrimenti visto che la pellicola è costata ben 150 milioni di $ (!), il problema è che sono utilizzati senza troppe varianti per riprodurre grossi movimenti/spostamenti di getti di acqua e fuoco, a seconda delle situazioni, in una progressioni di sequenze che annoiano sin dai primi minuti.