Aggiornato il Maggio 10, 2007 da Il Guru dei Film
Robin Williams è' un celebre comico conduttore di uno show satirico che per un errore diventa presidente degli Stati Uniti. Regia di Barry Levinson, nel cast Jeff Goldblum, Christopher Walken, Laura Linney, Lewis Black.
L'uomo dell'anno comincia da un'idea geniale: cosa succede se uno dei più caustici comici della tv americana per un errore del voto elettronico diventa presidente degli Stati Uniti? Intanto l'idea non è poi cosi' stramba in un Paese come gli Stati Uniti che ha avuto Ronald Reagan presidente (che è un po' come se da noi lo fosse stato eletto Giuliano Gemma), che ha Arnold Schwarzenegger governatiore della California e che ha visto salire alla Casa Bianca nel modo in cui sappiamo George W. Bush, i cui disastri nessuno sceneggiatore si è mai sognato di immaginare. C'è poi un'altra considerazione che rende attuale l'idea: Barry Levinson, il regista del film, è molto attento ai meccanismi che regolano potere e informazione già da lui raccontati in Sesso e potere ed è vero che da tempo a dare voce al disincanto della gente comune non sono più i media ma i conduttori di talk show comico-satirici come David Letterman, Jay Leno, Bill Maher (Politically incorrect) e Jon Stewart (Comic Central). Gli ultimi due sono addirittura citati nel film come colleghi in sintonia con Tom Dobbs, il conduttore tv interpretato da Robin Williams.
La sua campagna elettorale comincia come uno scherzo provocatorio e si sviluppa tra il dramma e la farsa. Intanto perchè, come è facile immaginare, Dobbs non cambia di una virgola il suo atteggiamento nei confornti della politica una volta entrato alla Casa Bianca. Poi perchè dietro la sua elezione c'è una trama da thriller che coinvolge la solita corporation brutta, cattiva e semi onnipotente che ce la mette tutta per far fuori la bella impiegata che ha scoperto tutto e vuole raccontare la verità. Sorretto da un cast di grande livello con Robin Williams affiancato da Christopher Walken, Laura Linney, Jeff Goldblum e Lewis Black.
L'uomo dell'anno in realtà resta un po' in mezzo al guado perchè da una parte non punge più di quanto già non facciano i talk show cui è ispirato dall'altra denuncia la certosina attenzione con cui gli autori si sono tenuti equidistanti da Democratici e Repubblicani. Criticare la politica, denunciarne il distacco dal Paese reale senza fare nomi, indicare cifre e circostanze, equivale a dichiarsi contro la guerra. Siamo tutti d'accordo. Democratici, Repubblicani e perfino i militari. Poi come vanno le cose lo sappiamo.
Paolo Biamonte