Aggiornato il Luglio 16, 2009 da Il Guru dei Film
John Moore sembra(va) il regista adatto per fare rivivere un videogame su grande schermo, il suo sottovalutato “Behind the enemy lines” (2001) è uno dei primi veri esempi di film-videogame del nuovo millennio, eppure alcuni punti di forza della saga di Max Payne come l’apprezzato main-theme o il proverbiale effetto bullet-time (il primo videogioco ad averlo utilizzato) nelle sparatorie non vengono replicati su pellicola: in verità compare un duello a colpi di mitra e fucile tra Max e un avversario che si scambiano proiettili sparati al ralenti, peccato che la scena sia più ridicola che altro.
Sprecate anche le due bellezze russe presenti nel cast, la più famosa Olga Kurylenko (“Hitman“, “Quantum of Solace“) appare mezza svestita e sballata ma scompare praticamente subito, Mila Kunis è Mona Sax, un personaggio fuori contesto e scritto male che sembra capitato per caso in alcune sequenze. Imbarazzante. Da notare che il villain principale nel videogioco è Nicole Horne, il capo della Aesir Corporation, che qui è presente in un ruolo minore, nel film a dare del filo da torcere a Max sono altre figure che nei momenti topici invece di eliminarlo cominciano a parlare per dare tempo all’eroe, ovviamente, di cavarsela in qualche maniera (la scena dell’esecuzione mancata al porto).
Viene introdotto anche lo stato allucinatorio derivato dall’uso della Valchiria, una droga sintetica, che provoca visioni di esseri simili alle valchirie della mitologia norrena, il ragionamento non fa una grinza: la droga si chiama Valchiria quindi facciamo vedere le valchirie(sic). Il comparto degli effetti speciali viene utilizzato in gran parte per riprodurre le creature alate che anche Mark Payne ad un certo punto vede per avere ingerito delle dosi di droga, una sequenza in cui l’eroe sgrana gli occhi con lampi di fuoco(?), scena talmente brutta da strappare anche una risata non voluta. La Valchiria si scopre in seguito che è stata creata per un esperimento militare, un risvolto simile è stato trattato con ben altri esiti nel cult di Adrian Lynn “Allucinazione Perversa” (1990).
“Max Payne” fallisce quasi su tutta la linea, le scenografie pregevoli ricordano la Gotham City spazzata da una leggera neve di “Batman il ritorno” (1992) e quando gli attori interrompono i vacui e inutili dialoghi per lasciare spazio a delle sane e roboanti sparatorie l’attenzione viene per un momento catturata, anche se è ormai troppo tardi visto che la prima scarica di pallottole arriva dopo circa un’ora di pellicola. Al termine dei titoli di coda una breve sequenza all’interno di un bar lascia aperto uno spiraglio per un eventuale sequel.
Titolo Originale: “Max Payne”
Paese: U.S.A.
Rating: 4/10