Aggiornato il Settembre 30, 2010 da Il Guru dei Film
Jet Li é un agente infiltrato in una gang di Hong Kong nel martial-art movie diretto da Corey Yuen.
Kung Wei vive in un quartiere popolare insieme alla moglie e il figlioletto, nessuno conosce la sua vera professione: un poliziotto sotto copertura. Per entrare in contatto con una pericolosa gang Kung Wei favorisce l'evasione di un detenuto con il quale giunge a Hong Kong. L'uomo riesce a ingraziarsi i favori del boss Po Kwong, entra nella banda e partecipa a una sanguinosa rapina finita con il sequestro dell'ispettore Fong a cui risparmia la vita, nel momento del rilascio l'agente inizia un'indagine sul misterioso criminale dallo strano comportamento.
A metà degli anni 90 Jet Li è lanciatissimo al punto che risulta difficile tenere la contabilità dei film in cui appare, una situazione degna del leggendario collega Jackie Chan, del resto è da qualche tempo entrato nell'olimpo dei più grandi artisti marziali di sempre grazie alla serie "Once Upon a Time in China" e a svariati altri titoli ("Swordsman 2", "Thai Chi Master", "Fist of Legend"), divenuti dei classici istantanei e ancora oggi, per certi versi, insuperati. Uno dei registi con i quali si trova a meraviglia è Corey Yuen, insieme collaborano negli acclamati film di "Fong Sai Yuk", l'esperto uomo di cinema è anche uno dei più grandi martial art coordinator del pianeta sin dagli anni 70, insomma un'istituzione, "My Father is a Hero" è solo una delle tante collaborazioni Yuen/Li, si pensi al successivo successo internazionale di "Kiss of the Dragon" (2001) del francese Nahon. Il film inoltre è prodotto da Wong Jin, il guru di Hong Kong dell'action-comedy, che conosce bene Jet Li avendolo diretto nel precedente "New Legend of Shaolin" (1994), l'idea è quella di riproporre la vincente coppia protagonista in un contesto moderno/urbano: la star Jet Li e il funambolico infante Tze Miu.
La storia non riserba molte sorprese, si gioca (quasi)tutto sull'identità nascosta del protagonista, un vero martire al punto da lasciare la famiglia in miseria per seguire un criminale pazzo di Hong Kong, le impennate verso il patetico ai confini dell'inverosimile non si contano visto che la giovane moglie di Kung Wei è pure cagionevole di salute, situazione che viene portata alle estreme conseguenze sulle spalle del piccolo Ku Kung, già provetto campione di kung fu. Le belle ambientazioni popolari poco invitanti degli slums urbani, di una non meglio identificata città della Cina (probabilmente Shenzen, data la vicinanza ad Hong Kong), sono lo scenario delle prime sequenze in cui Jet Li scatena la sua abilità nei corpo a corpo ravvicinati, in un viottolo, ai danni di un gruppo di sbandati che si ritrovano a terra doloranti in pochi secondi. Altro momento divertente è il combattimento sulle pensiline di un palazzetto dello sport in cui Kung Wei giunge per vedere il saggio marziale del figlio, qui gli avversari vengono affrontati in spericolati confronti sospesi nel vuoto, con scariche di calci e prese al volo sempre più fantasiose e veloci per merito delle coreografie brillanti di Corey Yuen e Yuen Tak. Da ricordare anche la presenza di Blackie Ko, uno dei più grandi stuntman di Hong Kong, nel ruolo del simpatico membro della triade che stringe amicizia con Kung Wei e, soprattutto, in seguito con Ku Kung.