Aggiornato il Luglio 19, 2012 da Il Guru dei Film
Una spedizione nel sottosuolo in cerca di nuove civiltà.
Il Dr. Bentley e la sua equipe di archeologi, dopo il ritrovamento di una tavoletta sumera, si avventurano su una vetta asiatica in cerca di un antico insediamento. La spedizione scopre a caro prezzo delle rovine che conducono a un mondo sotterraneo popolato da una civiltà dimenticata.
Il film si apre con un prologo esilarante condotto da un sedicente professore universitario che sciorina banalità e nozioni sulla conoscenza dell’uomo a riguardo le profondità della Terra, un tentativo maldestro ma divertente che vuole rafforzare l’avventura che sta per iniziare. Il film è a basso budget e girato in teatri di posa che sembrano i resti di altre produzioni del periodo, vi sono anche immagini di repertorio riguardanti gli esterni che sono meglio inserite che in altre occasioni, alla fine “Il Tempio degli Uomini Talpa” sembra più grande di quello che in realtà è, ossia un b-movie della fantascienza anni 50 che guarda alle storie pulp anni 30, quelle alla John Carter, dove gli eroi venivano catapultati in mondi sconosciuti a contatto con nuove popolazioni/civiltà.
Il film conduce in un mondo sotterraneo che nasconde una civiltà che ricorda quella degli antichi egizi, chissà forse erano disponibili i teatri dove avevano appena girato un mitologico, le architetture e le vesti rimandano all’Egitto dei faraoni qui in scala molto ridotta e da riassumere in un paio di ambientazioni principali, in una stanza centrale con dei colonnati e un portale si svolgono buona parte delle scene clou del film. Il protagonista è John Agar, specializzato in quel periodo in film di mostri (Tarantula, La Vendetta del Mostro), il solito eroe maschio, bianco, temerario che non si scompone (quasi) mai, nemmeno quando scopre che, oltre una popolazione ferma di millenni, esiste una sotto-specie umana, gli uomini talpa, chiamati “tenebriani” e usati come schiavi dall’elite dominante. I simpatici uomini talpa hanno un aspetto mostruoso, un’indefinito incrocio tra uomo e rettile, muniti da mani artigliate perfette per scavare cunicoli nella terra dalla quale sbucano per afferrare le proprie vittime.
Altro stratagemma per aggirare i costi è la trovata dell’arma utilizzata dai protagonisti, una torcia elettrica, il semplice oggetto basta per provocare sofferenza e morte agli abitanti del sottosuolo, ormai divenuti vulnerabile alla luce che temono come la morte. A riguardo il tema delle tenebre e della luce si segnala il notevole taglio della fotografia, densa di parte buie nelle inquadrature, a risaltare i pochi oggetti e personaggi illuminati, il consiglio è quindi quello di vedere la pellicola immersi nel buio. La ricerca dei protagonisti, rimasti imprigionati nel sottosuolo, della luce proveniente dalla superficie si collega a una delle scene più belle del film, se non la migliore, quella del sacrificio di alcune giovani donne fatte entrare in una sala inondata da una luce mortale. La sequenza in questione denota una (sexy) curiosità: l’ultima ragazza a entrare, nel momento di lasciare cadere le vesti, lascia intravedere di lato un seno nudo (difficile da notare nel corso della visione), fatto assolutamente insolito per un film del periodo che escludeva ogni immagine di questo tipo (osé).
In questo contesto di mostri e strani popoli l’eroe Bentley trova il tempo di invaghirsi di una ragazza, dalle (belle) fattezze umane, la classica scream-queen bionda anni 50 da portare in salvo, l’attrice Cynthia Patrick (Come le Foglie al Vento). La figura di un anziano sacerdote, il vero leader del mondo sotterraneo, interpretato dal mitico Alan Napier (il maggiordomo Alfred del telefilm anni 60 “Batman”) diviene il problema principale per lo sparuto gruppo di protagonisti che vede assottigliare le proprie fila nel corso della vicenda. Pellicola che non gode di buona fama, in verità è tutt’altro che brutta, piuttosto bizzarra e con dei mostri, gli uomini talpa, che ispirano solo simpatia per essere al centro di sequenze divertenti e movimentate come quella della rivolta verso la conclusione che non è affatto consolatoria, anzi è un mezzo shock per come si chiude veloce, insolita e senza tanti complimenti. Diretto dal veterano Virgil W. Vogel (La Grande Vallata, Le Strade di S.Francisco).
Titolo Originale: “The Mole People”
Paese: U.S.A.
Rating: 7/10