Aggiornato il Gennaio 24, 2008 da Il Guru dei Film
Jack Nicholson e Morgan Freeman sono i protagonisti di questa commedia che racconta la storia di due malati terminali di cancro che passano il loro ultimo anno di vita in giro per il mondo. Regia di Rob Reiner, quello di Harry ti presento Sally.
È uno schema classico delle commedie americane: due star più che mature e di diversa personalità e una storia che fa ridere, sorridere e commuovere parlando di malattia, morte, sogni e desideri lasciati lungo la vita che se ne sta andando. Non è mai troppo tardi è il titolo di questo film dal sapore antico che si giova di una coppia di protagonisti premi Oscar, Jack Nicholson e Morgan Freeman, al servizio di un regista raffinato ed esperto come Rob Reiner, che, tanto per intendersi, ha firmato Harry ti presento Sally. E che, come il fratello Carl (quello del Mistero del cadavere scomparso), nel dirigere il cast può contare sul fatto di essere a sua volta un buon attore. La trama è facile da raccontare: Carter Chambers (Morgan Freeman) è un meccanico fumatore accanito che viene ricoverato in ospedale per un cancro. A dividere la stanza con lui c’è Edward Cole (Jack Nicholson), un multifantamiliardario che è il proprietario dell’ospedale ma non vuole fare eccezione alla regola, imposta proprio da lui, per la quale tutti i pazienti hanno diritto allo stesso trattamento. I due si sottopongono alla terapia e ottengono più o meno un anno di vita. Nel frattempo, mentre Cole si è rasato a zero, il che permette a Nicholson di gigioneggiare ancora di più, sono diventati amici grazie a quella confidenza che si stabilisce condividendo quotidianamente perfino le comico-patetiche disavventure nel bagno. Si scopre così che Carter Chambers non ha mai del tutto digerito di non aver potuto realizzare la sua aspirazione di diventare un professore di storia perchè costretto a garantirsi un reddito dal matrimonio e dalla conseguente famiglia alla quale continua a essere legato. Edward Cole di mogli ne ha avute quattro e con l’unica figlia non ha più rapporti. Di fronte alla realtà di trovarsi davanti un solo anno di vita i due decidono di sognare: ma visto che i desideri di Chambers restano sempre in un ambito troppo agganciato alla quotidianeità è Cole a lanciare l’idea di partire per un viaggio attorno al mondo. Una storia del genere, pur ancorata com’è alla realtà, funziona, nel senso che è qualcosa di diverso dal diario di una lenta tragedia, proprio se non è realistica. Non è mai troppo tardi vede così i nostri due attempati eroi lanciati in un viaggio vorticoso tra il sud della Francia, il Sud Africa, le piramdi d’Egitto, il Taj Mahal, la Grande Muraglia, l’Himalaya e Honk Kong, tutti ricostruiti con il computer. Naturalmente durante il viaggio sui protagonisti non c’è piu’ traccia di malattia e scatta il confronto di stili e personalità tra le due star. Freeman è solido come la roccia contro cui Nicholson, con quel look da fratello comico di Marlon Brando comandante Kurtz, rimbalza come una palla di flipper. Nella Hollywood dei tempi d’oro un film del genere avrebbe avuto almeno sei o sette ruoli secondari attraverso i quali spargere comicità e situazioni surreali. Qui il campo è ristretto a Morgan Freeman e Jack Nicholson tanto che perfino l’assistente tuttofare di Cole, che li segue nel viaggio, è un personaggio che stenta a prendere vita. Ecco cosa manca a Non è mai troppo tardi per essere un classico.
Paolo Biamonte