Oltre il Guado (2013)

Aggiornato il Novembre 12, 2014 da Il Guru dei Film

Una maledizione dal passato nel film horror di Lorenzo Bianchini.
Marco conduce un lavoro solitario in mezzo alla natura: studia con appostamenti e perlustrazioni gli animali dei boschi del Friuli. Per agevolare le ricerche tornano utili delle piccole telecamere che istalla su alcuni esemplari, in particolare si interessa di una volpe che si spinge in zone impervie e riporta immagini di abitazioni in rovina sul confine …

Marco decide di raggiungere il luogo, un piccolo insediamento isolato che sembra abbandonato da decenni, intanto per il maltempo è costretto a sostare in quei ruderi sinistri, qualcosa lo inquieta, degli urli in lontananza, come se non bastasse di notte la telecamera ha registrato strane presenze…..

Il quarto lungometraggio di Lorenzo Bianchini (Custodes Bestiae) è ancora una volta una piccola produzione indipendente, fatta con sacrificio, passione e tanto tempo libero consumato nei week-end per le riprese. Un’ingiustizia se vogliamo, visto che da molti (anche per chi scrive) è considerato il migliore regista horror italiano degli ultimi 20 anni. Il cinema horror nostrano è marginale da decenni e senza un vero pubblico, cosa ormai nota, il discorso portato avanti da Bianchini risulta quindi essere radicale e periferico in tutti i sensi, per volontà e dislocazione geografica, un cinema per forza di cose a basso costo, di nicchia, radicato nei territori meglio conosciuti dal regista sin dall’infanzia, in questo caso quelli del Friuli, regione di confine e già di per sé poco nominata nei telegiornali. “Oltre il Guado” racchiude tutto questo, la consapevolezza di essere soli in un paese che ha dimenticato non solo il termine meritocrazia ma anche l’attaccamento a qualcosa per cui appassionarsi.

“Oltre il Guado” è misantropia e solitudine, bellezza della natura e forze del male che contaminano i territori e le menti degli uomini, un film di atmosfera che predilige la suggestione per spaventare, un’avventura dislocata nelle montagne del Friuli poste sul limite della vicina Slovenia. Zone che tutto sommato portano bene, visto che anche “Shadow” (2009) di Zampaglione, unico horror italiano recente a reggere il confronto con “Oltre il Guado”, è stato girato da quelle parti. Un film con pochissimi dialoghi e un solo interprete principale, l’attore Marco Marchese nel ruolo dell’etologo naturalista Marco, una bella faccia barbuta e credibile, comparsa anche nel precedente e “invisibile” film del regista “Sporco”(2010). Bianchini parte dall’ambientazione selvaggia dei boschi per mettere in piedi una storia maledetta che arriva dal periodo della seconda guerra mondiale, un mistero costruito intorno a una coppia di sorelline che emana malvagità e infanzie negate.

Se non fosse per i mezzi tecnologici (mini-telecamere, pc portatili, macchine digitali) utilizzati dal protagonista, “Oltre il guado” potrebbe sembrare un film d’altri tempi, invece si intravedono anche sequenze in soggettiva agli infrarossi che descrivono la vita notturna dei boschi, in uno di questi momenti Marco scorge qualcosa che non doveva vedere. Siamo al cospetto di un’immersione nell’abbandono, a una lunga esplorazione che può ricordare i meccanismi di “Silent Hill” (film o videogame poco importa). Citazione forse non voluta ma che ricorre come quella di “La Casa”, la strada “cancellata” per la via di ritorno, mentre la bella scena nella stanza delle lenzuola può essere un richiamo a “Operazione Paura” di Bava, film con diversi punti di contatto a ben vedere con quello di Bianchini.

La location del (piccolo) borgo abbandonato è molto suggestiva, tutta ricreata con pochi ruderi in quel di Topolò (provincia di Udine) mentre gli interni sono stati ricostruiti in un’altra località (vicina), sempre con mezzi di fortuna e ingegno. L’avvicinamento di Marco verso il borgo misterioso è accompagnato, con un montaggio alternato, dai pensieri di una coppia di anziani sloveni(?), turbati dai ricordi spiacevoli del passato legati alla maledizione della zona. In questo caso manca almeno una scena di raccordo, non si comprendono bene i primi passaggi, viene dato per scontato che i vecchi coniugi siano a poca distanza, verosimilmente sul confine della Slovenia. La pellicola ha altre mancanze, come dei cali di tensione nella parte centrale, ma tutta la conclusione finale è oscura, con apparizioni inquietanti che il cinema horror italiano sembrava avere dimenticato, mentre sani brividi salgono lungo la schiena, quando comprendi le cause dello sfregio intravisto in precedenza su un albero. Una buona fotografia e un commento sonoro capace di creare una riuscita e sinistra nenia, sono altri tasselli che inducono a ritenere “Oltre il Guado” il migliore horror italiano dai tempi de “L’Arcano Incantatore” (1996) di Avati. Conosciuto con il titolo internazionale “Across the River”.

Paese: Italia
Rating: 7/10