Aggiornato il Luglio 16, 2013 da Il Guru dei Film
Il ritorno di Del Toro al cinema è una spettacolare lotta nel Pacifico tra robot e mostri giganti.
Una progenie mostruosa è sbucata da un portale interdimensionale posto sul fondo del Pacifico, gli uomini li chiamano “Kaiju”, esseri giganteschi tornati per conquistare la Terra. Per affrontare la minaccia le difese militari hanno creato delle nuove armi, i Jaegers, enormi robot antropomorfi pilotati da personale umano in grado di combattere avversari delle stesse dimensioni.
Dopo i primi successi dei Jaegers l’amara scoperta di essere solo all’inizio di una lunga guerra, altri Kaiju emergono dalle acque, ancora più potenti e minacciosi. Il programma Jaegers viene abbandonato a favore di altre difese, il generale Pentecost ritiene comunque che i robot rimasti siano gli unici in grado di salvare l’umanità, comincia quindi a formare una nuova squadra di piloti per l’imminente scontro finale.
Dopo una serie di progetti e annunci naufragati (alcuni ancora validi, si spera, come “Alle Montagne della Follia”) il vulcanico Guillermo Del Toro torna alla regia, ben sei anni sono trascorsi dal precedente “Hellboy 2 – The Golden Army”, con il film più costoso e imponente della sua carriera, una produzione americana in grande stile che guarda in gran parte al cinema e all’animazione giapponese. “Pacific Rim” è un distillato dell’immaginario robotico/fantascientifico/mostruoso plasmato in centinaia di film, telefilm e serie anime giunte dal Giappone, un patrimonio sterminato che comprende un arco di tempo decennale che inizia (almeno) dai film Kaiju-eiga di Godzilla degli anni 50 e attraversa le decadi successive, segnate da storiche serie tv come “Ultraman” e l’esplosione degli anime sui robot giganti di Go Nagai, passa dal rivoluzionario Gundam e affini, si perfeziona negli anni 80 e 90 nelle tematiche e nel (mecha) design per la creazione di opere celebrate come “Neon Genesis Evangelion”. Nel calderone non si possono non citare esempi più recenti e all’apparenza similari come i Transfomers di Michael Bay e il “Godzilla” di Emmerich, del resto il campo di gioco è lo stesso, pellicole che sbiadiscono di fronte a “Pacific Rim”, il primo vero film a restituire quella eccitazione che in molti hanno provato (solo) da bambini. Il punto è che Del Toro, pur restando ancorato a dogmi narrativi e riferimenti tipici del genere, riesce a concepire un’estetica nuova e fresca, in poche parole personale, capace in un solo colpo di abbracciare il passato (vintage) e l’incalzante progresso digitale dei nostri giorni.
La vera forza di “Pacific Rim” resta la carica emozionale che riesce a trasmettere, un coinvolgimento fisico-emotivo ormai quasi sconosciuto ai blockbuster americani. Del Toro non si piega ai grossi studios, anzi, li utilizza per un’avventura che riempe il cuore di emozione, i personaggi che alcuni hanno visto stereotipati, in realtà inglobano decine di eroi speculari al filone e ne catturano anche i connotati somatici (l’indimenticabile Mako Mori), crescono nei vari passaggi della storia e non si può fare a meno di seguirli in combattimenti estenuanti e giganteschi, come nel bellissimo e lungo prologo che precede i titoli di testa, un’intensità che si propaga sino alla fine. Qualche perplessità di sceneggiatura compare, in riferimento al discorso sulla interconnessione dei piloti-Jaegars, ogni robot può essere pilotato solo con l’unione neurale tra due persone. Il concetto viene fatto passare in modo veloce, si prenda la scena del combattimento di arti marziali tra i protagonisti che decreta l’affinità tra Mako e Raleigh, ma se si accettano di buon grado queste piccole sbavature “Pacific Rim” proietta dentro uno spettacolo mai visto prima. Nelle situazioni di rivalità che si vengono a creare fra i vari team di piloti Jaegar (dal tedesco “Cacciatore”), si inserisce il comandante Pentecost interpretato da Idris Elba, altro rimando a figure dure e implacabili ormai familiari per chi conosce il genere, a suo modo eroico e legato alla bella Mako Mori di Rinko Kikuchi, per un retroscena descritto in uno dei momenti più toccanti di “Pacific Rim” nelle strade devastate di Tokyo.
Lo scenario di Hong Kong è però quello principale, l’ultima avanguardia umana di combattenti si concentra nella baia della città per contrastare i mostri giunti dalla “breccia”, una fenditura spazio-temporale che funge da passaggio tra il mondo di superficie e il misterioso sotto-suolo popolato da creature primordiali, nel corso del film ci sarà il tempo di fare visita da quelle parti per un altro tuffo nella suggestione più pura e fantasmagorica. “Pacific Rim” è uno sfoggio spettacolare di effetti speciali e visuali impressionante, si può permettere di “bruciare” nei primi minuti diverse sequenze che farebbero la fortuna di decine di monsters-movie, Del Toro riesce in quello dove altri hanno fallito miseramente, ossia riuscire a fare sentire la pesantezza delle macchine (e dei mostri), creare la suggestione delle dimensioni immani dei contendenti, coinvolgere lo spettatore in brutali scontri nel mezzo di città fatte a pezzi e nelle acque dell’oceano (non mancano anche duelli sottomarini). I Jaegars e i mostri sono diversificati in modelli e categorie, c’è da sbizzarrirsi nella scelta, il Gipsy Danger è il robot della coppia protagonista formata da Raleigh e Mako e di conseguenza quello più presente, il mecha-design (bellissimo) realistico è frutto di ricercatezza e creatività, non copia nessun modello visto prima ma trasmette lo stesso un senso di appartenenza alla (migliore) tradizione. Nella seconda parte di pellicola Gipsy Danger affronta i nemici in scontri sempre più spettacolari ed elaborati, incredibile la sequenza del mostro alato(!). I kaiju di contro appaiono terrificanti, in poche parole fanno paura per davvero, il riferimento al mondo preistorico conferisce ulteriore mistero sulla loro genesi.
Raleigh, il protagonista maschile, ha il volto di Charlie Hunnam (Sons of Anarchy) e il fisique du role vicino agli eroi (biondi) vitaminizzati del recente cinema americano, pur con la sua buona prova può fare quindi cadere nell’errore di considerare “Pacific Rim” la solita produzione yankee di botte e mazzate, uno dei pochi e probabili compromessi per Del Toro. Il tocco del regista si riconosce invece in tutti gli altri personaggi di contorno, fatti emergere per alleggerire la devastante contesa tra Jaegars e Kaiju, a partire dai due buffi scienziati che provano a trovare il punto debole dei mostri con metodi esilaranti, il più riuscito è però il solito Ron Perlman nel ruolo di Hannibal Chau, un trafficante di organi kaiju, pieno di ironia e divertimento. Colonna sonora trionfale di Ramin Djawadi con la collaborazione di Tom Morello dei Rage Against The Machine. Nei titoli di coda è nascosta una scena finale, da non perdere. “Pacific Rim” è un film gigantesco che fa battere forte il cuore e rimanere a bocca aperta.
Titolo Originale: “Pacific Rim”
Paese: U.S.A.
Rating: 9/10