Aggiornato il Maggio 12, 2016 da Il Guru dei Film
Stefano Mordini dirige Riccardo Scamarcio in Pericle Il Nero, tratto dal romanzo omonimo di Giuseppe Ferrandino e presentato in selezione ufficiale al Festival di Cannes 2016.
Un film particolare quello di Mordini, definito nuovo noir d’autore italiano, che nasce da lontano: era infatti il 1993 quando Giuseppe Ferrandino, usando lo pseudonimo di Nicola Calata, pubblicava il romanzo Pericle il Nero che dopo la riedizione con Adeplhi ha riscontrato un buon successo fino ad entrare nell’orbita dell’interesse delle produzioni cinematografiche ai fini di un adattamento.
E così che Riccardo Scamarcio, inizialmente intenzionato a realizzare il film con Abel Ferrara, ha deciso con la sua casa di produzione Buena Onda di far interamente proprio il progetto e di vestire i panni del protagonista; ma chi è Pericle il Nero?
Pericle Scalzone, detto Il Nero, è un “soldato” della Camorra che lavora per il boss Don Luigi, per conto del quale effettua spedizioni punitive verso coloro che non si mostrano troppo collaborativi…
Un personaggio cinico e solo che però troverà lungo il percorso un’opportunità di redenzione nell’incontro con Anastasia, interpretata da un’intrigante Marina Fois.
Il film di Mordini segue il percorso di Pericle Il Nero con un approccio quasi da osservatore interessato, cercando di scoprire e svelare il carattere del personaggio via via che la vicenda si sviluppa, secondo quanto rivela lo stesso regista: “Abbiamo cercato di assecondarne i pensieri, di accordarci alle sue digressioni e alle sue intuizioni, solo così potevamo trovare la sua storia e quella del nostro film. (…) abbiamo deciso di seguire Pericle e abbiamo aspettato che quel personaggio ci si mostrasse per intero. (…) Un percorso di svelamento che è continuato sul set, dove la macchina da presa è diventata testimone attivo e partecipe.”
Il risultato è un film asciutto che sfugge per scelta alle definizioni anche se sceglie il noir, in ossequio al soprannome del protagonista, come mood principale in chiave stilistica e trasferisce la storia da Napoli a Bruxelles e in Francia per evitare una connotazione troppo “folcloristica” e forse anche per rendere più familiare la presenza del film nella sezione Un Certain Regard di Cannes.
Paolo Piccioli