Aggiornato il Febbraio 29, 2008 da Il Guru dei Film
Diretto dall’inglese Pete Travis, al suo secondo film dopo Omagh (2004), è un thriller-criminal-politico post 11 settembre costruito come un Rashomon a base di videocamera: otto sconosciuti, otto punti di vista, una verità.
È la seconda volta sul grande schermo per il regista Pete Travis, che si è fatto le ossa in televisione; invece è la prima volta per lo sceneggiatore Barry Levy e per l’attore Matthew Fox, l’eroico medico Jack Shepard al centro dei misteri del popolare Lost televisivo. Racconta, rifacendosi al Rashomon di Akira Kurosawa (1950), la ricostruzione di un delitto attraverso otto punti di vista, anche se al posto del delitto qui c’è un attentato miracolosamente sventato ai danni del Presidente degli Stati Uniti (William Hurt), durante una trasferta nella città di Salamanca, in Spagna, per un convegno sulla lotta globale al terrorismo. Come già aveva dimostrato Kurosawa non esiste una verità unica e assoluta, questo vale anche per gli avvenimenti che si svolgono sotto gli occhi di migliaia di persone e che possono nascondere inquietanti segreti. Il cast come di consueto nei thriller politici è stellare: Forest Whitaker è un videoamatore che per caso riprende l’attentato. Sigourney Weaver nei panni del direttore di un telegiornale americano che da un pulmino parcheggiato a distanza segue l’attentato. Dennis Quaid e Matthew Fox sono i due agenti del servizio segreto assegnati alla scorta presidenziale. Il film offre allo spettatore un caleidscopio di interpretazioni, ognuno dei diversi punti di vista è valido e credibile.