Aggiornato il Ottobre 10, 2013 da Il Guru dei Film
Pistole, politica e rivoluzione nel western di Carlo Lizzani.
Scampato a un massacro da bambino e accolto nella famiglia di un predicatore, Requiescant ormai adulto si rivela essere un formidabile pistolero. La sua abilità gli torna utile quando decide di cercare la sorella, fuggita di casa per unirsi a un gruppo di ballerine, scopre in seguito che la ragazza lavora come prostituta per i tirapiedi di Ferguson, l’uomo che aveva organizzato lo sterminio della sua gente.
In quegli anni in Italia per un regista fare un film western è quasi inevitabile, Carlo Lizzani affronta il genere con un piglio serio senza dimenticare le platee più disimpegnate, a dominare sono comunque i temi caldi degli anni 60 sulle disparità sociali e la giustizia che stanno per sfociare nell’imminente anno fatidico 68. In “Requiescant” serpeggiano le tensioni rivoluzionarie del periodo, ai tempi non ancora bollate come utopistiche, aprendo in pratica la pista a una delle tante varianti del filone, quello del tortilla-western o “western rivoluzionario”. A Lizzani il western torna utile per lanciare messaggi e critiche alla società in favore dei più poveri e diseredati, non a caso il protagonista è un orfano messicano che denota un ulteriore anomalia rispetto agli stessi western italiani, si tratta di un ragazzo all’apparenza apatico per nulla eroico, quasi indifferente alle incredibili doti da pistolero, notare come assicuri la pistola alla cintola con una semplice corda. A interpretare Requiescant è Lou Castel che ci prende gusto, dato che la straniante figura di pistolero sui generis la riprende in seguito nel capolavoro “Matalo!”.
La pellicola è ricordata anche per la presenza di Pier Paolo Pasolini in un ruolo secondario, di gran peso, quello del prete Don Juan, il mentore dei rivoluzionari messicani che aleggiano lungo tutta la vicenda, il personaggio appare a dispensare frasi pesanti come macigni spesso davanti a un attonito Lou Castel che, al contrario, appare compassato ma perfetto nella parte dell’eroe per caso. Pasolini indimenticabile peone, nella parte dello straccione Don Juan, voluta fortemente dallo stesso celebre regista attratto da una storia che parte dal basso per abbattere il potere del denaro e la forza bruta, qui incarnati da un eccellente Mark Damon, l’idolo del cinema gotico (I Vivi e I morti). Damon è il malvagio Ferguson, ufficiale sudista e ricco possidente con tendenze psicopatiche, non stupisce la forza misogina che lo pervade mentre la sceneggiatura lascia intendere delle pulsioni omosex (ricorrenti nel cinema western italiano più di quanto uno possa immaginare) per il sottoposto Dean Light (un quasi albino Ferruccio Viotti).
Nel cast non è difficile riconoscere altri due protetti di Pasolini, sono Franco Cittì nella parte dello sgherro impietoso che si accompagna a una bambolina porta-fortuna(!) e Ninetto Davoli che invece è un peone che suona la tromba. Lizzani non è attratto dall’azione delle sparatorie quanto dalla tensione che esse inducono, si notano quindi le casuali scariche iniziali che introducono il personaggio di Requiescant, nome derivato dall’invocazione latina che l'(anti)eroe pronuncia dopo avere ammazzato gli avversari. In seguito ci sono altre sparatorie singolari, giocate su equilibri psicologici e derive ludiche: la sfida tra Requiescant e Ferguson nel colpire da ubriachi le candele sorrette da una ragazza e il duello tra due contendenti con il cappio al collo, che si decide con chi per primo riesce a centrare le gambe della sedia sulla quale sono saliti in piedi.
“Requiescant” è la consapevolezza e la necessità della rivoluzione, il film narra la crescita del personaggio verso questo passaggio, non cercato dal protagonista ma determinato dagli eventi tragici che lo hanno marchiato sin dall’infanzia, il brutale massacro del prologo a colpi di mitragliatrice, qui compare anche una scena di forte impatto grafico. La pellicola è penalizzata dallo scarso budget a disposizione, se si pensa che il film è girato per intero dalle parti di Roma, traspare quindi un’atmosfera forse artificiosa ma allo stesso tempo intrigante. Nella bella ambientazione delle rovine fatte saltare dalla dinamite si consuma il finale, dai risvolti sadici e vendicativi. Western a dir poco notevole e interessante.
Paese: Italia
Rating: 8/10