Aggiornato il Settembre 16, 2010 da Il Guru dei Film
Il ritorno dell'eroina Alice in lotta contro i "non morti" nel quarto capitolo della saga "Resident Evil", questa volta girato in 3D.
Da alcuni anni la terra ormai in rovina è sotto la minaccia dei non-morti, uomini trasformati in zombi a seguito dello scellerato T-virus prodotto dalla Umbrella corporation. La potente multinazionale è ancora attiva nel sottosuolo di Tokyo ai comandi del supremo presidente Wesker, ma c'è ancora un ostacolo sulla strada verso il controllo totale del pianeta: Alice, la ragazza vittima di esperimenti della Umbrella, intenzionata con il suo esercito di cloni ad attaccare la sede centrale per chiudere i conti una volta per tutte.
"Resident Evil Afterlife" è il quarto capitolo della saga live-action tratta dai videogiochi omonimi della Capcom "Resident Evil", una serie che a ogni nuova uscita nei cinema suscita reazioni opposte di odio/amore difficile da riscontrare in altri casi. La questione verte, da anni ormai, sul grado di fedeltà riguardante la fonte originale, come noto la versione filmica ideata dal guru Paul W.S. Anderson ha scelto la strada più difficile, quella di reinventare/interpretare il materiale di partenza per plasmarlo in qualcosa di nuovo, imparentato con gli episodi usciti per console, ma pur sempre alternativo come l'universo creato intorno al personaggio, ormai leggendario, di Alice interpretato dalla fantastica Milla Jovovich. Anderson ha il merito di avere riaperto il filone degli zombie-movie al cinema, con il primo classico "Resident Evil" (2002), ma nessuno sembra ricordarlo, il regista ora ritorna alla regia per riprendere la sua creatura, seguita negli ultimi due capitoli ("Resident Evil Apocalypse", "Resident Evil Extinction") nelle retroguardie (produttive), con entusiasmo e, soprattutto, un budget importante di 60 milioni di $ e le tecniche di ripresa in 3D sperimentate nel kolossal "Avatar" di James Cameron.
Altra costante che affligge la serie sono le sprezzanti critiche sempre più aspre e denigratorie, con buona pace degli autori, visto che ancora una volta devono digerire l'amaro boccone del successo di questi film tanto odiati, a cui si imputa, nel migliore dei casi, mancanza di profondità psicologica e trame labili: se si hanno problemi con questa saga forse è meglio tornare a vedere i film con Julia Roberts o farsi infinocchiare dal solito regista pretenzioso di turno. Con "Resident Evil Afterlife" non si scherza, un film totalizzante nella sua arte spettacolare-visiva che non vuole ingannare nessuno, solo divertimento servito con il massimo della professionalità possibile e gli ultimi ritrovati tecnici. La pellicola parte subito con una sequenza iniziale da capogiro situata in una via affollata di Tokyo che descrive il primo contagio degli "infetti", si ammirano zoom satellitari vertiginosi e inquadrature sempre più ricercate ma, prima di ogni cosa, vengono imposte le direttive stilistiche dell'intera pellicola composta di immagini dalla sbalorditiva eleganza, fotografia impeccabile, enfasi sull'effetto slow-motion (perfetto per integrare la resa visiva dei dettagli) e, non ultima, una colonna sonora magnifica, a dir poco sorprendente e potente curata da Tomandandy su tematiche industrial-elettro-rock.
Dal punto di vista tecnico-visuale "Resident Evil Afterlife" è una meraviglia, l'effetto tridimensionale sembra avere raggiunto vette superiori a quelle del film di Cameron, già il solo "guardare" nelle profondità degli ambienti è un piacere, la pellicola poi spazia, letteralmente, in tutto il mondo visto che si parte nella notturna e sotterranea Tokyo, si passa nell'incontaminata Alaska e si ridiscende verso una Los Angeles incenerita, tra scene in campi lunghi a perdita d'occhio sino ai cunicoli più stretti del sottosuolo. I primi venti minuti in altri film similari sarebbero posti verso il finale, qui invece vengono serviti subito in pasto allo spettatore che deve affrontare una full-immersion di sequenze d'azione travolgenti sull'assedio di Alice e i suoi cloni ai danni della sede centrale dell'Umbrella. I riferimenti corrono alla saga "Matrix", vera pietra angolare del cinema fantastico degli ultimi 10 anni, intere sequenze sembrano prese di peso con la differenza che qui al posto dell'improvvisato idolo delle arti marziali Keanu Reeves c'è una Milla Jovovich dalla freschezza atletica impressionante, l'attrice interpreta anche tutti i cloni presenti, inoltre il sangue scorre molto più copioso (teste che rotolano, schizzi vari, ecc,) senza contare l'inedita esperienza del 3D sempre più coinvolgente e utilizzato in situazioni bullet-time estreme, alcune sicuramente inutili ma imperdibili per gli esteti (il momento "congelato" all'interno di un velivolo poco prima di un esplosione). Le coreografie della azioni sono limpide, il montaggio non è frenetico e l'effetto slow-motion continuo permette di apprezzare la bellezza del movimento: il calcio volante di Milla/Alice ai danni di Axeman, uno dei mostri presenti, è un gesto da incorniciare per grazia e fluidità.