Severance, horror e ironia

Aggiornato il Settembre 21, 2007 da Il Guru dei Film

Severance

Un gruppo di impiegati di una multinazionale delle armi va in gita in un bosco dell’Ungheria per formare un team e si trova catapultato in un inferno. La sapiente regia è di Christopher Smith, autore di Creep.


Mescolare horror e commedia senza sconfinare nella parodia non è facile. Con Severance -Tagli al personale di Christopher Smith – regista di Creep, horror ambientato nella metropolitana di Londra – tenta con qualche buon risultato questa strada potendo contare su un’impeccabile tecnica formale e sulla capacità di dare ai dettagli un valore narrativo. Nonostante queste caratteristiche Severance resta un horror. Per di più ambientato in Ungheria, visto che ormai l’Europa dell’Est, da dove d’altra parte proviene Dracula, è diventata il teatro preferito per i cultori del cinema della sevizia e della tortura. Qui c’è tutto: mistero, fobie, follia, violenza, spappolamenti, un po’ di erotismo e morte in varie declinazioni. Qui però c’è una tesi: la vita in ufficio è un delirio ma una settimana nei boschi insieme ai colleghi può essere un inferno. Già l’idea di partenza della trama è un bel colpo d’ironia: c’è il boss della filiale inglese di una multinazionale americana delle armi che decide di portare un gruppo di dipendenti in una gita in una baita in un bosco dell’Ungheria. Obbiettivo: creare un team. Il risultato è una sfida mortale con un gruppo di reduci della guerra nella ex-Jugoslavia e con una creatura misteriosa. Si tratta di una sfida a eliminazione che non vi diciamo come va a finire ma i cui esiti sono legati alle diverse personalità dei partecipanti. Non è difficile cogliere l’ironia che c’è nel mettere della gente che passa la sua vita professionale a inventare nuove armi o a lavorare per la riuscita e la diffusione di raffinati strumenti di morte in balia di menti distorte che hanno a disposizione un arsenale per eliminarla. Gli amanti del genere possono comunque stare tranquilli: l’ironia non cancella la paura e l’orrore.
Paolo Biamonte