Aggiornato il Giugno 11, 2009 da Il Guru dei Film
L’apparizione di Swarzenegger, il Terminator per eccellenza, prevista nel corso della vicenda e ampiamente anticipata da mesi, è uno dei momenti migliori del film: si tratta di un cammeo digitale, grazie alla computer grafica il volto di Swarzy è ringiovanito di 25 anni, in cui vediamo un fiammante terminator modello T-800 (quello con tessuti umani e endoscheletro metallico del primo “Terminator“, 1984) avanzare nudo verso uno sgomento John Connor, il corpo del cyborg appartiene a un ex-bodybuilder. “Terminator Salvation” provoca pochi sussulti emozionanti, i personaggi appaiono anche troppo freddi e aridi, il John Connor di Christian Bale su tutti, sorprende che ancora una volta l’attore non sia il fulcro della pellicola, in “Il cavaliere oscuro” la scena era letteralmente preda del Joker di Ledger, in questo caso viene adombrato dall’emergente Sam Worthington (tra i suoi film futuri l’attesissimo “Avatar” di Cameron e il mitologico “Clash of the Titans“) che comunque non brilla per particolare intensità, forse anche perché recita un ruolo risaputo al punto che lo “spiegone” finale intorno alla sua figura risulta del tutto inutile.
Non si può fare a meno di segnalare invece la bellissima Moon Bloodgood (“Pathfinder“) nella parte della tosta Blair, un pilota di caccia nelle file della resistenza, che si invaghisce di Marcus con il quale abbozza sprazzi di romanticismo. Il giovane Kyle Reese è interpretato da Anton Yelchin, ricorda vagamente l’Edward Furlong di “Terminator 2“, un vagabondo che si accompagna a una bambinetta nera che non preferisce parola lungo tutto il film. Piccole comparse per (Michael Ironside “Starship Troopers“) che veste i severi panni di un leader della resistenza a capo di un sommergibile e di Helena Bonham Carter (“Camera con vista“), il medico che si intravede nel prologo che convince il condannato a morte Marcus a sottoporsi a un esperimento scientifico rivoluzionario.
Nella prima parte di “Terminator Salvation” si può apprezzare uno spettacolare piano-sequenza che riprende la rovinosa caduta di un elicottero, in seguito appaiono sparse diverse citazioni dei capitoli precedenti: la famosa battuta dal primo terminator “io ritornerò” (“I’ll be back”, in un recente sondaggio votata addirittura come la frase più celebre del cinema), per richiamare l’attenzione dei terminators John Connor trasmette “You could be mine” dei Guns’n’Roses, la canzone era presente in “Terminator 2”, ad un certo punto Kyle Reese carica un fucile a pompa con una sola mano come era solito fare Terminator-Swarzy sempre nel secondo capitolo, e dallo stesso film è tratto lo scontro nell’ambientazione opprimente industriale in cui un terminator viene paralizzato da una colata lavica mista a gas, una sorte simile occorsa al terminator poliziotto T-1000 interpretato da Jason Patrick. Anche il terzo capitolo viene ricordato nell’inseguimento automobilistico con l’auto-carro munito di un gancio metallico che termina in maniera pirotecnica.
Il finale lascia più di una perplessità per certi risvolti drammatici che non riescono a commuovere, sempre che questa fosse l’intenzione, ed anzi scivolano nel patetico involontario. “Terminator Salvation” grazie anche ai suoi 200 milioni di dollari di produzione regge ancora il peso della saga ma resta il capitolo più debole della serie, inferiore anche al sottovalutato “Terminator 3 Le macchine ribelli”, gli incassi sono discreti ma al di sotto delle aspettative tanto da mettere in dubbio, al momento, un ulteriore sequel incentrato sulla lotta tra uomini e terminators.
Titolo Originale: “Terminator Salvation”
Paese: U.S.A.
Rating: 6/10