The Grandmaster (2013)

Aggiornato il Settembre 24, 2013 da Il Guru dei Film

The Grandmaster (2013)Arti marziali d’autore sulle gesta del leggendario maestro Ip Man.

Cina, fine anni 30. Nella città di Foshan si concentrano le maggiori scuole di arti marziali del paese, a emergere è la figura di Ip Man, un giovane maestro imbattibile nei combattimenti. Ip Man vince la sfida di un anziano maestro del nord, in quello che appare come un passaggio delle consegne per il futuro delle arti marziali.

Ip Man conosce la giovane figlia dello sfidante, una abile combattente, decisa a tenere alto il nome del padre, tra i due nasce una tensione di rivalità e attrazione destinata a lasciare il segno. L’arrivo degli invasori giapponesi mette in ginocchio il paese e riduce Ip Man in povertà.

Un altro film su Ip Man si dirà, il personaggio storico delle arti marziali cinesi inflazionato negli ultimi tempi dai film omonimi con Donnie Yen (e non solo), in realtà la gestazione di “The Grandmaster” viene da più lontano, si parla di quasi 10 anni di (pre)produzione e 3 anni di riprese. Ma questo, prima di ogni cosa, è un film di Wong Kar-Wai. Un grande ritorno, atteso da molti, a dire il vero più dai cinefili incalliti, quello del regista che ha segnato come pochi altri gli ultimi due decenni di cinema, tra suoi lavori più celebrati “Ashes of Time” e “In the mood for love”, rimasto in disparte e inattivo dopo la poco esaltante trasferta americana di “Un bacio romantico” (2007). L’occasione del rilancio è un film di arti marziali unico e raffinato, in linea con lo stile sopraffino del regista, denso di emozioni forti a corollario di sequenze marziali che non deludono per impatto e spettacolarità. “The Grandmaster” è il film evento del 2013 per le arti marziali e il buon cinema in generale.

The Grandmaster (2013)

Wong Kar-Wai si affida al prediletto Tony Leung (In the mood for love, 2046) per il ruolo del protagonista Ip Man, a sorpresa bisogna precisare che la figura del maestro non è centrale ma condivisa con altri personaggi, in particolare la bella Gong Er di Ziyi Zhang che lancia la sfida ai nemici di suo padre, assume una rilevanza tale da renderla il vero cuore del film. Il regista intreccia all’ascesa del maestro Ip Man una storia d’amore struggente e impossibile con la rivale Gong Er, il dramma degli eventi storici e le rispettive situazioni famigliari sono un ostacolo per i due che si incontrano la prima volta in un duello memorabile, a colpi di kung fu, all’interno degli stretti spazi di un bordello. Il Wing Chun di Ip Man contro la tecnica dei 64 palmi di Gong Er è pura poesia estetica: lo sfiorarsi dei contendenti e la leggerezza dei colpi perfetti sono il contrappasso di una vita gravata dall’ingiustizia e il dolore che stanno per giungere.

Tony Leung e Ziyi Zhang non sono attori marziali ma le coreografie del celebre Yuen Wo Ping, il lavoro di classe sui visual effects e il montaggio rendono le evoluzioni degli attori incantevoli e intense come i primi piani sui volti e i minimi dettagli (lo spruzzo delle gocce d’acqua) tipici di Wong Kar-Wai. Il prologo è uno scontro notturno sotto la pioggia battente tra Ip Man e un nugolo di avversari, le traettorie degli spruzzi d’acqua e dei corpi lanciati in aria in slow-motion in mano alla sapiente regia di Wong Kar-Wai suggeriscono un’epicità solenne, la fotografia densa di toni scuri di Philippe Le Sourde esalta i riflessi liquidi dell’acqua che scivolano sulla tesa del cappello di Ip Man. Al maestro Ip Man servono pochi concetti, la base della sua arte sono tre mosse, il combattimento si riduce a due parole: orizzontale verticale, se perdi sei orizzontale.

L’Ip Man di Wong Kar Wai appare più come un testimone dolente della sua travagliata epoca, la dominazione giapponese e il difficile dopo guerra, i passaggi della vita personale più suggeriti che mostrati, in linea con il mood (for love) del film che trasuda un romanticismo disperato e consumato nelle ceneri del tempo in cui i protagonisti si lasciano e incontrano per uccidersi e dirsi addio. Alla coppia di protagonisti si affiancano diversi comprimari tra i quali spiccano il fantastico The Razor, un agente cospiratore, interpretato da Chang Chen, al centro di un altro bellissimo combattimento marziale sotto la pioggia, peccato solo per il poco spazio a disposizione (probabilmente tagliato dalla versione originale di 4 ore!), e il cattivo della situazione Ma San di Jin Zhang. La colonna sonora strepitosa, con ripescaggio incluso di “C’era una volta in America”, conduce a un finale commovente. Dalle parti del capolavoro.

Titolo Originale: “The Grandmaster”(intern.)
Paese: Hong Kong/Cina
Rating: 9/10