Aggiornato il Novembre 19, 2009 da Il Guru dei Film
Il folle cult-sequel di "Con una mano ti rompo, con due piedi ti spezzo" diretto e interpretato da Jimmy Wang Yu.
Liu Ti Lung (Jimmy Wang Yu) è il maestro di una scuola di arti marziali privo di un braccio contrario al domino corrotto dei Manchu che cercano di stanarlo. Sulle sue tracce viene inviato un temibile monaco cieco che predilige l’uso di una micidiale ghigliottina volante, l’ex guardia imperiale ha il compito di uccidere un uomo senza un braccio, lo stesso che tempo prima aveva eliminato in duello due suoi allievi. Nel villaggio intanto viene organizzato un torneo di arti marziali che attira campioni di varie discipline, sul luogo arrivano Liu Ti Lung con i suoi studenti e il solitario monaco cieco.
Da sempre inedito in Italia e meglio conosciuto con il titolo internazionale di "Master of the flying guillotine" il film è uno dei più bizzari e riusciti kung fu movie degli anni 70, un’opera divertente collegata al precedente "Con una mano ti rompo, con due piedi ti spezzo" (forse il titolo italiano più ignobile di sempre) per la presenza del "boxeur monco" interpretato ancora una volta da Jimmy Wang Yu che decide di spostare la nuova avventura indietro nel tempo di qualche secolo, senza dare alcuna spiegazione. Un dettaglio ininfluente in quanto la vicenda, oltre a presentare diversi momenti di fantasia sfrenata, non si prende mai sul serio nonostante la violenza profusa in grande quantità.
Jimmy Wang Yu per la creazione del primo film (tit.orig. "The One Armed Boxer", 1971), è con molta probabilità influenzato dal personaggio dello spadaccino monco che l’attore ha interpretato negli straordinari "Mantieni l’odio per la tua vendetta" (1967) e "La sfida degli invincibili campioni"(1969) di Chang Cheh, nasce infatti un nuovo eroe senza un braccio capace di fare fronte alla menomazione con l’aiuto delle arti marziali. In "The One Armed Boxer vs. The Flying Guillotine" si ripete la parata di combattenti freaks specializzati in diverse discipline marziali, Jimmy Wang Yu intuisce che l’insolito e il bizzaro serviti nella giusta mistura di ironia e follia possono ricevere il favore del pubblico: entrambi i film sono ormai per gli appassionati autentici "guilty pleasure" da decenni, stupisce, e in fondo dispiace, che non sia mai uscito un terzo capitolo.
La nuova entrata più vistosa è quella del monaco cieco, un’altro handicap fisico che si ripete spesso nel cinema di arti marziali, armato della ghigliottina volante composta da un cesto munito di lame che lanciato con una catena si apre sulle teste degli avversari tranciandole(!). La ghigliottina volante è protagonista anche dell’omonimo e ottimo film dello stesso anno diretto dallo specialista Ho Menghua, l’arma è utilizzata dal lugubre monaco con esiti prevedibili e i primi a farne le spese sono dei poveracci che hanno la sfortuna di essere privi di un braccio come l’uomo che sta cercando. Segue a ruota il combattente indiano-fachiro che, pazzesco(!), riesce ad allungare le braccia per stritolare i nemici come un personaggio dei fumetti, il trucco semplice e efficace allo stesso tempo consiste in due arti giganti posticci, vedere i combattimenti con gente cieca, menomata, dai look improbabili e con arti che si allungano diventa cosi lo spettacolo dell’assurdo nella sua forma più pura e leggera.
Ritornano anche le tecniche della boxe tailandese nel personaggio del campione della Thailandia, il compianto Blackie Ko, che sfodera a inizio pellicola una serie di notevoli calci volanti, in seguito si scopre essere un alleato del monaco cieco; il kung fu e gli scontri in generale sono piuttosto variegati e ben curati anche per il non secondario contributo del migliore martial-art-director dell’epoca: il maestro Liu Chia Liang, il fido collaboratore dei migliori film di sua Maestà Chang Cheh.