The Strangers: Prey at Night

Aggiornato il Giugno 4, 2018 da Il Guru dei Film

The Strangers: Prey at Night è il secondo capitolo della serie
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La famiglia della giovane Kinsey è in viaggio, verso una località di villeggiatura per trascorrere alcuni giorni presso dei parenti.

Tit. Originale: The Stangers: Prey at Night
Paese: USA
Rating: 8/10

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La famiglia della giovane Kinsey è in viaggio, verso una località di villeggiatura per trascorrere alcuni giorni presso dei parenti. La ragazza è motivo di preoccupazione per i genitori, svogliata a scuola e con uno spirito ribelle, anche per questo hanno preteso la presenza del fratello maggiore Luke. Giunto a notte inoltrata, il gruppo scopre un luogo senza anima viva, situazione che non impedisce di trovare le chiavi dell’alloggio a loro assegnato. Sembra tutto tranquillo ma nel buio qualcuno sta preparando un’accoglienza particolare.

A distanza di ben dieci anni giunge a sorpresa il sequel del notevole horror slasher di Bryan Bertino, l’home invasion con protagonista Liv Tyler era riuscito a generare eccellenti incassi grazie alle gesta di un iconico trio di malevoli killer mascherati: Dollface, Man in the mask e Pin up girl. Il nuovo The Strangers: Prey at Night è slegato dagli eventi precedenti ma riporta in vita la triade del terrore all’interno di un’ambientazione più ampia, con uno spirito ancora più cattivo e cupo. La regia passa all’inglese Johannes Roberts (47 Metri) mentre Bryan Bertino, un po’ caduto nel dimenticatoio negli ultimi tempi, si mantiene alla sceneggiatura per un’avventura paurosa lunga una notte, serrata ed essenziale, che non lascia un attimo di tregua, come negli slasher più riusciti. Sotto questo punto di vista il film di Roberts si dimostra magistrale, ebbene sì diciamolo, molti (giovani o aspiranti) colleghi darebbero un braccio per dirigere un’opera del genere, mentre molti appassionati troveranno pane inzuppato di sangue per i loro denti.

The Strangers: Prey at Night

Sconcerto per diversi giudizi negativi che si possono rilevare, inerenti in gran parte alla prevedibilità della trama, ma detto che l’accusa si può rivolgere al 90% delle pellicole dell’ultimo secolo, alcuni si spingono a stroncare gli eventi proposti in base a sensazioni soggettive (“io sarei scappato a destra, non a sinistra”…”che modo stupido di morire….”, ecc.) che lasciano il tempo che trovano ma che suggeriscono un paio di considerazioni: l’horror o il cinema in generale con sospensione dell’incredulità compresa non fa per voi, oppure è meglio scendere ai patti una buona volta con il proprio ego. The Strangers: Prey at Night è una strepitosa esperienza audiovisiva, indigesta a chi si riempe la bocca con concetti tipo approfondimenti psicologici o sceneggiatura “stratificata” (e poi ci rimane male), che va dritto al sodo, al piacere sensoriale della bellezza delle immagini accompagnate da un sound design accattivante ed evocativo.

La colonna sonora è fenomenale, prende alcune pop hit anni 80 e le cannibalizza in un contesto di paura, più facile a dirsi che a farsi, ma l’abilità di Johannes Roberts è quella di realizzare un horror moderno nel solco dei classici, i film di John Carpenter (Halloween, Christine la macchina infernale) e Tobe Hooper (Non aprite quella porta) scorrono in una rivisitazione vitale e mai stucchevole o didascalica, con una costruzione dell’atmosfera encomiabile e almeno un pizzico di originalità: il campo-villeggiatura di caravan immerso in una notte nebbiosa. Se proprio si vuole tirare il collo a Roberts è quello di non proporre nulla di veramente innovativo, The Strangers: Prey at Night sembra un film del 1988. E quindi? Negli ultimi anni c’è una rincorsa a rievocare quel periodo, al punto che deve essere successo davvero qualcosa di magico e (ancora) incomprensibile, se pure lo stesso Spielberg con Ready Player One ha comunicato la questione in modo esplicito.

Le pellicole slasher vertono, a cascata dopo la seminale morte di Janet Leigh sotto la doccia in Psycho, sull’impatto grafico degli omicidi e The Strangers: Prey at Night supera il banco di prova, senza indugiare nello splatter, con grandi inquadrature di uccisioni prolungate, sadiche, con alcuni colpi di classe da applausi. Il riferimento è la sequenza della piscina, da annoverare tra le migliori scene ambientate in una piscina della storia del cinema insieme a quelle viste ne Il bacio della pantera, Viale del tramonto, Suspiria e al recente It Follows: un momento culminante che riempe gli occhi di acqua, sangue e colori, scandito dalle note di Total Eclipse of The Heart di Bonnie Tyler. I brividi, una scena da fare invidia a Nicolas Winding Refn, il regista danese ricorre per via della presenza di una sua attrice feticcio nel cast: la prosperosa e brava Christina Hendricks, la madre di famiglia. Molto valido il resto degli interpreti tra i quali spicca l’imbronciata (pop)punk in erba Kinsey di Bailee Madison (Non avere paura del buio). Uscirete dal cinema con immagini negli occhi di coltelli insanguinati e cantando I think we’re alone now di Tiffany.

Sciamano

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