Aggiornato il Marzo 7, 2017 da Il Guru dei Film
Tokyo Tribe è l’opera folle e colorata diretta da Sion Sono.
In un prossimo imprecisato futuro, i quartieri di Tokyo sono divenuti il territorio di numerose gang giovanili che si mantengono in gran parte con traffici illeciti e violenti …
Tit. Originale: “Tokyo Tribe“(intern.)
Paese: Giappone
Rating: 7/10
In un prossimo imprecisato futuro, i quartieri di Tokyo sono divenuti il territorio di numerose gang giovanili che si mantengono in gran parte con traffici illeciti e violenti. L’equilibrio si spezza quando la tribù guidata dall’irascibile Mera uccide il membro di un’altra gang, a complicare la situazione è la ricerca da parte di un leader religioso di una ragazzina scappata in città. Lo scontro tra le varie fazioni pare inevitabile.
Tratto dal manga Tokyo Tribes di Santa Inoue, il film di Sion Sono è un delirante flusso di immagini, colori e tanta musica rap-hip-hop (!), al punto da essere considerato un vero musical. Un cinema contaminato di cultura manga ed esagerazioni reso unico per l’incedere sonoro musicale fatto di rime (giapponesi!) e basi ritmiche continue, una vera competizione canora inchinata alla tradizione hip hop della cultura afroamericana. Sion Sono sguazza nelle situazioni limite sin dagli esordi, il regista bazzica più che altro gli ambienti horror e nel 2001 si fa conoscere al mondo con l’inquietante “Suicide Club”, uno dei capisaldi dell’allora emergente J-horror, in questo caso propone in salsa nipponica l’incontro (im)possibile tra West Side Story e I Guerrieri della Notte.
Tokyo Tribe
Si entra in una Tokyo alternativa che vive in mezzo a prostitute e ragazzotti bulli, ladruncoli e ciondoloni variopinti, una fauna urbana che trae la sua forza nel gruppo di appartenenza, glorificato con canti e balletti improvvisati, con i personaggi che si lanciano la rima a turno in proclami e arringhe sulla dura vita di strada come in un video hip pop. Si fatica a ricordare i nomi delle gang e dei personaggi, davvero numerosi, il filo narrativo è dispersivo come l’enorme mappa di Tokyo che in una delle scene più belle iniziali è ricreata sul ventre nudo di una ragazza. E a proposito di nudi femminili, il film abbonda e affonda in situazioni di sesso, il regista non si fa alcun problema a riprendere insistite molestie sessuali sulle donne con vestiti strappati e palpeggiamenti, come la scena della sexy poliziotta immobilizzata dal leader Mera. I riferimenti e pruriti sessuali nel cinema di Sion Sono sono del resto sempre stati rilevanti/scatenanti, esposti senza troppe sottigliezze, e in Tokyo Tribe le tentazioni non mancano per via di un considerevole stuolo di belle ragazze ammiccanti e procaci, spesso presenti nei film dell’autore.
Tokyo Tribe è diretto con grande tecnica nei piani-sequenza utilizzati nel seguire le divertenti peripezie nei vicoli dei quartieri, a tratti spettacolare per i combattimenti tra le gang che sono curati con ottime coreografie ed effetti cartoon nella scia di Kung Fu Hustle, si spinge anche in vera violenza con spargimenti di sangue (splatter) e sparatorie furibonde. Insomma non si fa mancare niente Sion Sono, ottimo nello stile visuale in questa occasione sgargiante a dispetto dell’ambientazione notturna che esplode nei colori delle scenografie e nei vestiti bizzarri quanto i protagonisti. Eroi sopra le righe si elevano con forza, in particolare il muscoloso e violento Mera (Ryohei Suzuki) fa a gara a chi è più pazzo con il padre Buppa interpretato dal Riki Takeuchi della serie Dead or Alive, boss che tenta di eccitarsi con l’aiuto della riproduzione di un membro, e con il fratello psicopatico che ha allestito un bar (stile Korova Milk bar di Arancia Meccanica) con arredi “umani” (scene deliranti!).
Il film è ricco di altri personaggi, vale la pena ricordare la ragazzina ricercata da un potente vescovo pagano per compiere dei rituali satanici (altra sotto trama folle del film) interpretata dalla giovane Nana Seino che rappresenta una sorta di ideale erotico della tipica protagonista femminile dei manga/anime giapponesi: carina, innocente e acerba nel fisico esile. L’attrice sorprende per le sequenze di nudo e le doti marziali sfoderate nei combattimenti più spettacolari, ricordano quelle di JeeJa Yanin (Chocolate). Gran finale con uno scontro decisivo tra le tribù di Tokyo scandito dall’incessante hip pop nipponico che, a sorpresa, è di ottima qualità.
Data la sua natura diventa obbligatorio vederlo in lingua originale sottotitolato.
Sciamano