Aggiornato il Maggio 22, 2009 da Il Guru dei Film
Il seguito del grande successo con Ben Stiller si svolge allo Smithsonian Institue di Washignton con un gran numero di personaggi storici e scontri tra eserciti a colpi di effetti speciali. Con Owen Wilson, Robin Williams, Amy Adams, Steve Coogan.
Una notte al museo 2: la fuga è il tipico sequel che riprende idee, schemi e cast del precedente ampliando tutto l’armamentario spettacolare.
Tanto per dire questa volta tra i personaggi storici ci sono Napoleone, Ivan il terribile, Abramo Lincoln, Teddy Roosvelt, il generale Custer, Al Capone, Attila, la pioniera dell’aviazione Amela Earhart, il faraone Kahmunrah, fratello ancora più perfido dell’ Ahkmenrah sconfitto nel primo film.
Il Larry Daley di Ben Stiller non fa più il guardiano del museo perché ora è un imprenditore di successo, seppur non felice del proprio lavoro. Così quando riceve una telefonata dai suoi due amici Jedebiah e Octavius (Owen Wilson e Steve Coogan) che sono prigionieri dello Smithsonian Institute di Washington corre a salvarli. Come si trovano i due in uno dei più celebri musei del mondo? E’ tutta colpa di un processo di ammordenamento del Musem of natural history di New York, teatro del primo film, dove i pezzi classici della collezione vengono imballati e spediti allo Smithsonian per far posto a materiale espositivo più moderno. Nelle casse finiscono però anche Jedebiah, Octavius e la tavoletta egiziana che fa vivere le statue. Da qui la molla narrativa del film che, come avrete capito, è ambientato negli spazi del gigantesco museo di Washington.
Per la verità non c’è moltissimo da raccontare sul film che si svolge sostanzialmente come il primo ma con un uso più massiccio di effetti speciali: in originale il sottotitolo è Battle of Smithsonian perché ciascun condottiero mette in campo il suo esercito in un incredibile casino storico fantascientifico che trova una soluzione grazie ai vari presidenti americani.
Oltre all’idea di partenza, che resta formidabile, tra i punti di forza di Una notte al museo ci sono il cast, del quale fanno parte, oltre a Stiller, Wilson e Coogan, Robin Williams, Ricky Gervais, la bravissima Amy Adams, e l’abilità di imitatori di gente come Williams (che fa Roosvelt) o come Hank Azaria, che fa tre personaggi compresi Abramo Lincoln e il faraone.
E’ chiaro che un film del genere nella traduzione ci perde. Quella italiana abbonda nell’uso dei dialetti (un procedimento cui gli adattatori nostrani sembrano non poter rinunciare), nel sostituire intraducibili giochi di parole con battute sull’attualità italiana fino all’inevitabile Napoleone che parla come Berlusconi. Non sembra proprio il massimo dell’originalità.
Paolo Biamonte