Vampyr (1932) di C. T. Dreyer

Aggiornato il Luglio 30, 2008 da Il Guru dei Film

VampyrTit.originale: Vampyr – Der Traum des Allan Grey
Paese: Francia/Germania

Celebre horror anni 30 diretto da un maestro riconosciuto del cinema di tutti i tempi: Carl Theodor Dryer.

David Gray, giovane attratto dai fenomeni dell’occulto, giunge in una strana locanda nei pressi di un lago, popolata da persone che sembrano fantasmi e ombre che si animano all’improvviso. Sulla zona grava la maledizione di un vampiro che ha soggiogato gli abitanti e messo in pericolo la vita di due sorelle, che David tenta di salvare con l’aiuto di un libro sul vampirismo, lasciato come oscura eredità dal defunto padre delle ragazze.

Con lo sguardo rivolto all’espressionismo tedesco del periodo( Murnau, Lang, ecc.) e la voglia continua di sperimentare, il danese Dreyer realizza un film destinato ad essere ricordato e imitato nei decenni successivi. Costruito sulla suggestione e la forza onirica delle immagini "Vampyr" rifugge l’iconografia classica del vampiro, mostrata nell’anno precedente in "[[Dracula]]" di [[Tod Browning]] con [[Bela Lugosi]], con esiti a dir poco felici anche a dispetto di una storia che non si può certo definire trascendentale, ispirata ad un racconto (Carmilla) di [[Sheridan Le Fanu]].

Dreyer con il puntiglio da perfezionista che gli è riconosciuto cala la pellicola in una zona di tenebra sognante e, al tempo stesso, sinistra introducendo sensazioni inusuali per il cinema dell’epoca, a partire dal protagonista talmente straniante da essere lui stesso un elemento d’inquietudine, [[David Gray]] con il suo portamento da "zombi in doppio petto" è impersonato da [[Julian West]], produttore della pellicola nonché barone nella realtà.

David Gray si trova coinvolto nei momenti più memorabili del film: il prologo in cui intravede un contadino con una falce minacciosa, di li a poco assiste a incredibili giochi d’ombra che raffigurano presenze dalle forme umane, sino a raggiungere l’apice nelle sequenze ormai storiche in cui "esce" dal proprio corpo che osserva poi riverso in una bara, e la successiva allucinazione(?) in soggettiva dal feretro, talmente potente da rendere lo spettatore partecipe della morte-resurrezione di Gray.

Girato in bianco e nero "[[Vampyr]]" è originariamente un film muto, in seguito sono stati aggiunti diversi dialoghi, le scenografie sono scarne (a parte il finale ambientato nel mulino) ma perfettamente consone al gioco di cromatismi che il regista ha voluto ottenere, sospeso tra chiari luminosi e oscurità; grazie a questi artifizi d’autore e, complice anche l’effetto-vintage della pellicola, il passaggio in un’altra dimensione durante la visione é garantito.

Insieme a "[[La passione di Giovanna D’arco]]" (1928), considerato tra i migliori film mai realizzati, questo horror è il film più celebre di Dreyer, che è assolutamente doveroso vedere per chi ama la magia del cinema e non ha ancora perso la voglia di stupirsi.

Rating: 9/10