Aggiornato il Gennaio 31, 2013 da Il Guru dei Film
Uno degli horror psichedelici di Jean Rollin.
Una coppia di freschii sposini si ferma nel castello dei cugini di lei prima di giungere in Italia. Una brutta notizia turba il viaggio di nozze, i due cugini sono morti, l’accoglienza delle domestiche del castello inoltre preannuncia strani avvenimenti e presenze.
La giovane Isa in particolare è preda delle apparizioni di una misteriosa donna mentre Antoine è testimone di inquietanti cerimonie tra le mura del castello…
Nella nutrita filmografia di Jean Rollin questo è uno dei rari film giunti in Italia, con un titolo fantastico tra l’altro, nonostante c’entri poco o nulla con l’originale “Le Frisson des Vampires”. Jean Rollin è una sorta di mosca bianca del cinema horror francese del passato, nel suo paese rappresenta in quegli anni quasi da solo l’intero genere, anche per questo si è costruito un seguito fedele che però non ha mai consentito il traguardo della fama. Come tendenza il regista è un vero figlio (dei fiori) dei suoi tempi, “Violenza ad Una Vergine Nella Terra dei Morti Viventi” è intriso di quello spirito libertario e di rottura post-1968, votato al sesso libero e alle esperienze più lisergiche, visto oggi appare in ulteriore modo vintage e puro da fare impazzire e sospirare il fatto che erano davvero altri tempi.
Il cinema di Rollin si può descrivere in breve con la presenza di protagoniste giovani, sexy e vampire, mentre vagano in rovine non meglio precisate, tutto qui o quasi, in seguito bisogna aggiungere scene di sesso, preferibilmente a sfondo lesbico, qualche spruzzata di sangue, tanto delirio e riferimenti macabri. La pellicola corrisponde in pieno alla regola, girato con due soldi e una bella e unica location a disposizione, un castello abbandonato della Francia, da sfruttare da ogni angolazione, insieme a un pugno di attori. Ai limiti dell’amatoriale ma allestito con stile e passione, con una fotografia densa di colori sparati e caldi degni di un film horror italiano. Il prologo che cattura all’inizio è però girato in bianco e nero e descrive un funerale.
La storia è nonsense piena di ironia e dei cosiddetti “buchi di sceneggiatura”, cosa che a Rollin non importa nulla, a lui interessa prendersi i suoi tempi per inquadrare donzelle mezze nude mentre camminano silenziose lungo le rovine del maniero: nelle prime sequenze arrivano le due domestiche del castello con candelabri, giovani, carine ma dal portamento lascivo, una biondina e una asiatica, sorta di coppia ambigua che scatena subito fantasie erotiche di ogni tipo. Le ragazze sono al servizio di una (piccola) congrega di vampiri, le uniche umane lasciate vive per assecondare i voleri dei loro padroni della notte. I veri vampiri arrivano dopo una mezzora e sono uno spasso totale: una coppia di cugini super freak con pantaloni a zampa di elefante, divertenti e con una gran voglia di scherzare (il delirante resoconto della ricerca sul vampirismo).
La coppia di sposini che giunge nel castello mette in evidenza i protagonisti della pellicola e il ruolo di vittime predestinate con modalità divenute (in seguito) standard: la ragazza viene irretita dall’incontro con nuove e sconosciute esperienze dell’oltretomba, lui ci rimane male e tenta di salvare la sua bella tentando di opporsi alle forze del maligno. A condire il tutto la presenza della vampira Isolde, interpretata da tale Dominique, la quale giunge con assurde apparizioni (la prima è mitica) per sedurre la bella Isa di Sandra Julien in sequenze lesbo molto soft ma divertenti, le attrici si abbandonano nude sopra le tombe del cimitero e dentro le stanze addobbate di teschi e strani manufatti. Le scene delle cerimonie notturne sono le migliori, anche dal punto di vista grafico, l’accompagnamento sonoro a cura degli Acanthus da solo vale un punto in più all’opera, tutti pezzi strumentali con passaggi di rock psichedelico che non disdegnano il surf e il proto-hard-rock, davvero notevole. Un piccolo inno alla trasgressione.
Titolo Originale: “Le Frisson des Vampires”
Paese: Francia
Rating: 7/10