Voglio la testa di Garcia (1974)

Aggiornato il Luglio 29, 2010 da Il Guru dei Film

 

La prima parte di "Voglio la testa di Garcia" presenta pochi momenti d’azione, vi è invece tutto il tempo per conoscere Benny e la sua visione molto semplice della vita, in fuga verso un domani migliore magari accanto alla donna che ama, la bella Elita, ma le cose sono sempre complicate visto che servono soldi e la ragazza, per giunta, gli ha fatto le corna proprio con l’uomo che tutti cercano: Alfredo Garcia. Poco importa, Benny ha un piano, entra quindi a contatto con gli uomini dell’organizzazione, ritratti di disgustosi personaggi corrotti dai vizi e dal denaro, che stanno cercando Garcia ovunque e promette loro, in breve tempo, il ritrovamento. Benny non sa che altri killer hanno lo stesso compito, in particolare vi sono una coppia di messicani con cappellacci da cowboy e un altro duo, di origine yankee, all’apparenza insospettabili ma dal cuore di ghiaccio, questi ultimi sono Gig Young e Helmut Dantine, due dei rari attori americani in un cast tecnico/artistico in gran parte messicano, aspetto osteggiato da Hollywood, "Voglio la testa di Garcia" del resto è stato girato per intero nei pressi di Città del Messico.

Voglio la testa di Garcia (1974)

La situazione precipita nella bella sequenza del cimitero, qui viene recuperata la famosa testa di Alfredo Garcia, i morti ammazzati aumentano in modo esponenziale e il possesso del macabro trofeo si complica in vari passaggi, mentre Benny è intento a inserire nel sacco che lo contiene del ghiaccio fresco. Da notare che nel corso del film il dettaglio della testa non viene mai inquadrato. Tutto va storto ma Benny vuole andare sino in fondo, l’uomo sembra anche impazzito e improvvisa improbabili dialoghi con la testa mozzata, "Voglio la testa di Garcia" ha quindi un’impennata action e sentimenti di vendetta: si susseguono frenetici inseguimenti tra auto sfasciate e confronti congegnati su equilibri pronti a esplodere alla minima incertezza, come l’incontro di Benny e i famigliari di Garcia, disposti a tutto pur di riprendersi i resti del proprio caro, interrotto dall’arrivo di due americani.

Le sparatorie sono come d’abitudine di Peckinpah curate nei minimi particolari, realistiche e fulminanti, al montaggio ci sono ben quattro operatori determinanti nella messa in scena della sinfonia di violenza di "Voglio la testa di Garcia", ininterrotta sino al gran finale molto vicino, di minore potenza di fuoco ma di uguale intensità, a quello visto ne "Il mucchio selvaggio" (1969) con un massacro e una pioggia di proiettili che non lasciano scampo. L’effetto ralenti proverbiale del regista è meno presente di altre occasioni, l’ultima inquadratura è una canna di pistola rivolta allo spettatore. L’amore per il Messico e le persone più umili, la musica triste dei canti popolari, l’odio profondo per l’arroganza del potere, il riconoscimento degli eroi perdenti e sfortunati, "Voglio la testa di Garcia" è tutto questo, un’opera talmente bella che alla fine viene quasi da piangere.

Titolo Originale: "Bring Me the Head of Alfredo Garcia"
Paese: USA/Messico
Rating: 10/10