Aggiornato il Luglio 25, 2013 da Il Guru dei Film
Hugh Jackman torna per la sesta volta nei panni del mutante che gli ha dato la fama planetaria in un film dove riceve in dono la possibilità di rinunciare all’immortalità.
C’è poco da dire: Hugh Jackman è un uomo fedele. E non soltanto perché dal 1996 è sposatissimo. Con Wolverine – L’Immortale Jackman torna per la sesta volta (considerando anche un cameo) nei panni del mutante degli X-Men che gli ha dato fama planetaria e conseguente ricchezza.
Per questo film si è esposto anche come co produttore e aveva affidato la regia al suo amico Darren Aronofsky che, una volta saputo che il set era in Giappone, ha declinato l’invito per non restare troppo tempo lontano dalla famiglia.
Così la regia è passata a James Mangold, mentre la sceneggiatura è vicina all’albo a fumetti scritto nel 1982 da Chris Claremont e disegnato da Frank Miller.
In questo film il più grosso problema di Wolverine è la sua immortalità (!). Punti di vista che si possono permettere solo i super eroi.
Ad aiutarlo a tornare mortale è Yashida, un soldato cui Wolverine ha salvato la vita durante il bombardamento di Nagasaki. A decenni di distanza Yashida è diventato un magnate della tecnologia e manda a recuperare il super eroe dal suo volontario esilio nei boschi per offrirgli in dono la possibilità di diventrare mortale. Se così sono risolti i problemi esistenziali cominciano quelli della gestione del suo lavoro da super eroe perché in giro di cattivoni che vogliono fargli la pelle ce ne sono in quantità.
Ovviamente il fatto che l’eroe può morire nei suoi, ovviamente epici, scontri aumenta il pathos e proietta il film verso l’action classica della golden age anni ’80 e ’90.
Il risultato, naturalmente, è puro intrattenimento, secondo le regole del sempre più trionfante cinema che vive degli adattamenti dei fumetti.
Paolo Biamonte
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