Aggiornato il Luglio 16, 2013 da Il Guru dei Film
Il primo film gore pakistano.
Cinque amici partono con un furgoncino alla volta di un concerto, la strada porta in mezzo alla foresta ma per fare prima decidono di prendere una scorciatoia. Dopo una sosta subiscono una misteriosa aggressione, il preludio di una notte intrisa di sangue e paura.
Presentato come il “primo film gore pakistano”, “Zibahkhana” è una piacevole sorpresa difficile da superare per sapore “esotico” evocato dall’insolita provenienza, salvo poi scoprire che il regista Omar Ali Khan è un fanatico del cinema horror occidentale (vecchia scuola), omaggiato a più riprese nel corso della pellicola. Si tratta di un’opera prima fatta con pochi mezzi ma con grande disinvoltura e un buon montaggio, le riprese sono effettuate con piccole telecamere a mano in digitale, le sequenze sono in gran parte primi piani sui protagonisti e campi medi in certi casi suggestivi, una resa estetica per forza di cose non molto raffinata e sgranata che ricorda gli horror degli anni 70. A quel periodo il film guarda con devozione visto che siamo di fronte a una sorta di versione pakistana di “Non Aprite Quella Porta” (!).
“Zibahkhana” è anche un film di zombi notevole, le scene con i morti (infetti?) viventi sono centellinate ma di grande effetto, i rimandi nella storia a uno sconsiderato inquinamento delle acque, portano al sorgere di una misteriosa infezione che trasforma le persone in esseri mostruosi dagli istinti violenti. Impegnato in fase di sceneggiatura Omar Khan segue la prassi degli slasher occidentali, dopo un divertente prologo-antipasto che ci informa di presenze sanguinarie nel buio della foresta, nella parte iniziale presenta i giovani protagonisti che scopriamo avere molti punti in comune con i coetanei occidentali, a partire dal look, mentre alcuni dialoghi sono recitati proprio in inglese. Del resto il Pakistan è stato colonizzato in passato dagli inglesi. Il paese è uno dei feudi più controversi dell’Islam e vedere un horror provenire da quelle parti lascia abbastanza spiazzati, visto che non si lesina in violenza e mostruosità. Nelle prime immagini si nota la targa di una macchina con il nome di Islamabad, probabilmente il film è stato girato nelle foreste intorno alla città, si può presumere non molto distante dal compound rifugio di Osama Bin Laden, un luogo ai tempi (2007) impensabile e sconosciuto.
I protagonisti si dividono in due ragazze e tre ragazzi, i personaggi ricadono in situazione piuttosto classiche e definite ma che risultano curiose in questa versione fatta in Pakistan, si nota quindi la giovane viziata e di un certo livello sociale, la vediamo in casa con la serva, segue la compagna più tranquilla, carina e pura, predestinata eroina slasher come impone il genere. I ragazzi sono meno interessanti e più simili, uno di loro però è un fanatico di horror con appeso in camera il poster di “Maniac”, quello del 1980. Intorno il paesaggio del Pakistan è depresso e povero come un occidentale più o meno si immagina, con tanta gente che vive per strada, ma il film riesce a incanalarsi presto nei binari tipici dell’horror con l’inesorabile isolamento dei protagonisti, preceduto da un incontro nei pressi di una sgangherata stazione di benzina gestita da una coppia di inquietanti vecchietti: l’uomo è interpretato da Rehan, un attore anziano che nel 1967 ha interpretato Dracula in “Zinda Laash” (The Living Corpse), quindi anche il Pakistan ha un passato di cinema horror, mentre la donnetta muta prepara delle strane e micidiali polpette, non consigliabili.
La foresta inghiotte i giovani in un viaggio verso l’incubo, orde di zombi-infetti si presentano con un make up decomposto degno di un horror italiano fine anni 70, molto bella la scena cannibale in onore a “Zombi 2” e menzione particolare per lo zombi-nano, fantastico, protagonista di un divertente attacco al furgone dei ragazzi. La sorpresa si trova nella zona più buia del percorso, una boscaglia dimenticata con strane bambole e gingilli impiccati agli alberi, il luogo in cui vive Baby, la risposta pakistana a Leatherface, un essere coperto da un burqa insanguinato (!) che gira armato non con un’ordinaria motosega ma bensì con una palla ferrata gigante, una roba delirante. Massacri, corpi tranciati e spruzzi di sangue non si fanno attendere. Un remake non autorizzato di “Non Aprite Quella Porta”, quindi anche troppo prevedibile ma genuino e divertente, con il pregio di unire lo slasher e il filone zombi in una pellicola godibile e a dir poco insolita. Per chi è sempre in cerca di film weird e selvaggi. Conosciuto con il titolo internazionale “Hell’s Ground”.
Titolo Originale: “Zibahkhana”
Paese: Pakistan
Rating: 7/10