Aggiornato il Giugno 7, 2012 da Il Guru dei Film
Un cast all star per l’adattamento (action) di un romanzo controverso.
Danny ha abbandonato la professione di killer ma deve compiere un ultimo lavoro: salvare l’amico Hunter imprigionato da un sultano in Oman. Danny per avere indietro l’amico deve giustiziare gli uomini che hanno assassinato i tre figli del sultano nel corso di una guerra, le esecuzioni dovranno sembrare dei banali incidenti, i bersagli sono membri della SAS (Special Air Service), l’elite delle forze militari speciali inglesi.
Danny mette in piedi una squadra ma si accorge presto che non sarà facile raggiungere l’obiettivo, nell’ombra agisce una misteriosa organizzazione che protegge gli uomini della SAS.
Lo spunto per il film è il romanzo “The Feather Men” di Ranulph Fiennes, uscito nel 1991, sulle presunte e scottanti rivelazioni intorno all’operato della SAS negli anni 70 e 80, storie di omicidi e poteri occulti che non sono mai stati acclarati del tutto e coinvolto, con grave scandalo, autorità e personaggi reali. “Killer Elite” condensa l’argomento in chiave action-blockbuster, riduce l’arco temporale della vicenda (nel libro la scia degli omicidi si prolunga per 17 anni) e, per forza di cose, si inventa di sana pianta la maggior parte delle situazioni, il risultato è una pellicola per lo più inerte che non pretende di svelare nulla per confondersi con decine di altri film, data la contemporaneità, si può dire che “Killer Elite” ricorda il recente “Safe House” per i suoi agenti assassini colti in scenari esotici, senza tralasciare le solite sotto-trame di organizzazioni corrotte, tradimenti, ecc. Anche l’ambientazione dei primi anni 80, ripresa dal libro, appare di facciata e ridotta/riprodotta per lo più ai modelli delle auto d’epoca, tanto valeva compiere uno spostamento ai nostri giorni. A salvare lo spettacolo ci pensa il cast, in ottima forma, formato da un trio maschile di tutto rispetto: Jason Statham, Clive Owen e Robert De Niro.
Questo è un film di Jason Statham, è lui il protagonista principale, l’implacabile killer che si ferma solo davanti a una vittima innocente; nel bel prologo in Messico, subito ad alta intensità di pallottole sparate in fronte, davanti a Danny si para il volto impaurito di un bambino, in fondo lui è un assassino che nasconde ancora un’anima. A questo proposito viene incollata a Danny la storiella d’amore con una bella campagnola, la biondona Yvonne Strahovski, che (ovvio) ignora la vera occupazione dell’amato, per un’altra similitudine con il citato “Safe House”. Statham prosegue il solco tracciato da Stallone, Swarzenneger e Willis negli anni 80/90, difetta ancora di vero appeal verso il grosso pubblico, come gli illustri colleghi ormai interpreta sempre lo stesso ruolo, intercambiabile, di uomo duro e manesco, sempre pronto all’azione. Non è più di primo pelo, classe 1967, ma la filmografia comincia a vantare un curriculum da action-man che nessuno, negli ultimi 10 anni, può vantare, manca ancora il vero “botto”, il film della vera affermazione (commerciale), anche se con “I Mercenari” (2010) vi è quasi riuscito.
Clive Owen recita la parte dell’antagonista, a favore del film si annovera il fatto che non esiste una divisione manichea tra buoni/cattivi, tutti i personaggi sono degli assassini, quando c’è da eliminare il bersaglio si procede con secca freddezza e questo lo si nota nelle migliori sequenze del film. Owen è il determinato Spike, un (ex) agente SAS che mette il bastone tra le ruote a Danny, tra i due non mancano le occasioni di notevoli scontri rabbiosi e inseguimenti a rappresentare la vera (sotto)traccia dell’intera storia. Per quanto riguarda la presenza dell’Oman, in quanto stato, è tutto cosi superficiale e pittoresco (il sultano potrebbe strappare il sorriso a qualcuno) che lascia il tempo che trova, molto meglio l’ambientazione europea (inglese) dove si svolge la maggior parte degli avvenimenti. De Niro è Hunter, un sicario d’esperienza, amico inseparabile di Danny e dagli slanci paterni, visto la differenza d’età, che rimane ai margini della storia ma con delle divertenti apparizioni a inizio e fine pellicola, il mitico attore vive di rendita da (troppi) anni, qui appare anche in buona forma fisica e poteva essere sfruttato in maggior misura.
Film d’esordio di Gary McKandry, si nota la regia ancora acerba che si appiattisce sugli standard americani, i corpo a corpo ravvicinati e illeggibili hanno stufato, mentre si intravede una buona mano nelle scene più impegnative, l’attentato con il camion teleguidato, ma in generale mancano delle scene madri che possano elevare “Killer Elite” dal prodotto medio ben curato, ricco nelle scenografie ma destinato a poca considerazione. A penalizzare il tutto l’eccessiva durata, poco meno di due ore di film, per la sceneggiatura firmata da un altro giovane alla prima prova importante, Matt Sherring, che si perde in troppe direzioni senza mai sorprendere per davvero. Da segnalare un irriconoscibile Dominic Purcell, il baffuto Davies, per una prova molto fisica e sopra le righe. “Killer Elite” è un flop abbastanza imbarazzante, costato 70 milioni di $ ne ha incassati worlwide meno di 60.
Titolo Originale: “Killer Elite”
Paese: U.S.A./Australia
Rating: 6/10