Aggiornato il Febbraio 1, 2008 da Il Guru dei Film
Hilary Swank e Gerald Butler sono i protagonisti di questo film che racconta la storia di un uomo che muore di cancro e lascia alla moglie i suggerimenti su come trascorrere il primo anno senza di lui. Dirige Richard LaGravenese, sceneggiatore dei Ponti di Madison County.
L’amore dopo la morte è un tema caro a molto cinema, basta pensare a Ghost per fare l’esempio più fortunato. P.S. I Love You è il tentativo di mescolare romanticismo zuccheroso con la dura realtà della malattia e della perdita di una persona amata. Film come questo sono ovviamente improbabili e puntano sui meccanismi più facili dell’emotività. Non è di poco conto che il regista sia Richard LaGravenese, che è l’autore della sceneggiatura dei Ponti di Madison County, uno dei titoli che ha fatto versare fiumi di lacrime anche a chi ha il cuore di pietra. La storia è piuttosto semplice: Holly (Hilary Swank) e Gerry (Gerard Butler) sono due sposi felici. Gerry si ammala di cancro al cervello e muore, senza che lo spettatore veda lo scempio della malattia. Prima di morire però ha pianificato un anno di vita di sua moglie che riceve queste istruzioni attraverso bigliettini recapitati nei modi più fantasiosi e tutti conclusi con la frase P.S. I Love You. Il buon Gerry le ha pensate tutte: c’è il karaoke, le feste, il consiglio di buttare via la sua roba e perfino un viaggio in Irlanda, la sua terra natale, dove Holly si avvierà verso una nuova vita sentimentale. Sia Gerry Butler, che è scozzese e qui fa un irlandese, sia Hilary Swank, sono bravi e bravi sono sia Harry Connick jr., un possibile nuovo compagno di Holly ma affetto da autismo, che Gina Gershon e Lisa Kudrow, le due amiche incaricate di mitigare il dolore della vedova, e Jeffrey Dean Morgan, amico d’infanzia di Gerry che ha una storiella con Holly durante il suo viaggio in Irlanda. Ci sarebbe da chiedersi dove Holly trovi il tempo di fare tutte queste cose che la fanno somigliare a quei bambini trascinati tutto il giorno tra lezioni e sport da genitori compulsivi, oppure se sia decente che una donna liberata ed evoluta accetti di condurre una vita organizzata da un uomo persino nelle scelte sentimentali. Ma non sono le domande giuste se si va a vedere un film come P.S. I Love You. Oppure sono le domande che ci si pone ma sempre dopo quella fondamentale: ‘ma perché sto piangendo?’
Paolo Biamonte