Aggiornato il Maggio 29, 2014 da Il Guru dei Film
Sono 60 anni che il pubblico ascolta il ruggito di Godzilla: dal 1954 – anno di uscita della prima pellicola dedicata al ‘mostro’ – una lunga serie di film ha intrattenuto gli spettatori e ogni volta la produzione ha dovuto affrontare il dilemma del ruggito.
Sembra assurdo, eppure riprodurre il famoso ‘roar’ non è mai stata cosa semplice: basti pensare che, nel 1954, i tecnici del suono provarono prima con ruggiti banali di animali, solo per rendersi conto che non fossero abbastanza ‘forti’, considerando che Godzilla è ben più di una belva selvatica. Intervenne dunque il compositore Akira Ifukube, che bagnò un guanto di pelle nel catrame e lo passò sulle corde di un basso.
Frizione: questo fu il segreto di Ifukube nella realizzazione del primo celebre ‘roar’, una formula che nel tempo è stata cambiata, fino ad arrivare ai giorni nostri e al ‘Godzilla’ di Gareth Edwards.
Il duro compito di realizzare il ruggito stavolta è toccato ai due tecnici del suono Ethan van der Ryn e Erik Aadahl, che hanno passato ben sei mesi a perfezionare la tecnica di Ifukube.
Il risultato è stato un mix di frizioni e di suoni ambientali – se così possiamo chiamarli – catturati da un microfono capace di registrare frequenze non udibili dall’orecchio umano. Dunque, l’attuale ‘roar’ è una fusione di sportelli di auto arruginiti sfregati tra loro, leggere frequenze ambientali, il rumore di sottofondo della città di Burbank e – incredibile ma vero – i suoni provenienti dagli amplificatori durante il tour dei Rolling Stones.
Sul modo in cui i vari ingredienti sono stati ‘mischiati’, resta però il massimo riserbo: “Siamo un po’ protettivi per quanto riguarda quel suono. – spiega infatti Aadahl – Quando dai voce a qualcosa, gli dai un’anima. E se diciamo a tutti in che modo esattamente lo abbiamo creato, la gente penserebbe a quello quando sente il ruggito. Noi vogliamo invece che pensino a Godzilla”.