Aggiornato il Ottobre 22, 2016 da Il Guru dei Film
Baskin: La porta dell’inferno è il sorprendente horror di origine turca …
Tit. Originale: Baskin
Paese: Turchia
Rating: 7/10
Turchia, Una pattuglia di poliziotti in pausa è chiamata al pronto intervento nei pressi di un edificio abbandonato, gli uomini giunti sul posto entrano in contatto con una misteriosa congrega di persone fuori controllo e dagli istinti violenti. Gli incubi del giovane agente Arda sembrano materializzarsi…
Il più delle volte è un esercizio fuorviante e inutile, pensare che un film anticipi/interpreti le situazioni contingenti e i fatti meglio della realtà stessa, certo sorprende scoprire che Baskin proviene dalla controversa Turchia, in tempi recenti nel caos, oppressa nelle libertà e funestata da episodi di sangue gravissimi. Eppure l’horror turco, a livello inconscio e senza fini di denuncia retorici, sembra presagire il disordine e la violenza con una storia irrazionale, senza freni, da lasciare affascinati. Baskin: La porta dell’inferno è il classico fiore nel deserto, dato che il genere horror in Turchia è trascurabile e ridotto a farsa, il merito del film diretto dall’esordiente Can Evrenol è il sapere conquistare per la prima volta il pubblico internazionale, in particolare in occidente miete consensi e trova una distribuzione (pure qui in Italia, miracolo).
Una sorta di emulo di Rob Zombie con personalità si può definire il regista Evrenol, proveniente dalla pubblicità e con studi condotti a Londra, un giovane che è cresciuto con i classici migliori, quali Dario Argento, Lucio Fulci e il recente french-horror a cui può essere accostato. Baskin è un grande rituale maligno ambientato in una Turchia rurale, misteriosa e notturna, e già solo per questo tocco insolito risulta intrigante, pieno di allucinazioni, incubi e premonizioni funeste spesso annunciate dall’arrivo di rane, tante rane viscide e verdognole come un rigetto di viscere infernali. Evrenol per il primo vero film in carriera amplia il suo corto omonimo del 2013, con un’esposizione a carattere circolare, gli avvenimenti non sembrano essere collegati salvo un finale risolutore che mette in ordine i pezzi, non certo innovativa ma sempre salda nella regia e con un gusto visivo notevole, con degli efficaci effetti speciali nonostante un risibile budget intorno ai 300 mila $.
L’inferno non è nominato a caso, visto che i protagonisti formati da una squadra di poliziotti si va a infilare proprio in quello che sembra l’ingresso di una dimensione brutale e corrotta, gli attori hanno facce credibili e modo di mettersi in mostra nella prima parte con una serie di dialoghi pulp semplici, il personaggio guida è l’agente Arda che nel bel prologo ricorda la terrificante esperienza vissuta da bambino nella casa di famiglia, quando una mano misteriosa sbucata da una porta era pronta a rapirlo. Nel momento di raggiungere un edificio diroccato, all’interno di una zona abbandonata e indicata da un gruppo di zingari, Baskin: La porta dell’inferno penetra in un mondo sotterraneo di perdizione e sofferenza, a contatto con una sorta di setta animalesca che trasforma le persone in esseri ciechi e primitivi, attratti dal sangue e la carne umana, con più di una similitudine con i trogloditi visti in Bone Tomahawk.
Il secondo tempo ha un pregevole impatto scenografico, povero ma capace di trasmettere l’usura e l’abbandono degli elementi come la sinistra scala a chiocciola, utile per una lunga delirante rappresentazione di una messa nera officiata dal “Padre” (Baba/The Father), uno dei personaggi più inquietanti visti di recente in un horror, merito anche del particolare aspetto freak causato da una rara malattia alla pelle dell’attore Mehmet Cerrahoglu, cerimoniere dei momenti più disumani e disperati ai danni dei malcapitati poliziotti, scene forti di sangue e sesso deviato (la scena cult dell’accoppiamento). Truculenta e opprimente come un incubo di Clive Barker, l’opera si chiude con un finale ben congegnato a sorpresa, per uno spettacolo che non si dimentica e decreta l’ottimo status dell’horror internazionale.
Sciamano