Ghost in the Shell – L’attacco dei cyborg (2004)

Aggiornato il Ottobre 23, 2017 da Il Guru dei Film

Ghost in the Shell 2 – L’attacco dei cyborg è  il sequel del capolavoro anime.

L’agente Batou e il collega Togusa della Sezione 9 indagano su una serie di omicidi causati dal malfunzionamento di alcuni ginoidi, androidi femminili creati dall’azienda Locus Solus come strumento di piacere sessuale …

Tit. Originale: Ghost in The Shell: Innocence (intern.)
Paese: Giappone
Rating: 9/10

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L’agente Batou e il collega Togusa della Sezione 9 indagano su una serie di omicidi causati dal malfunzionamento di alcuni ginoidi, androidi femminili creati dall’azienda Locus Solus come strumento di piacere sessuale. Il mistero intorno alle strane uccisioni porta al mondo criminale yakuza, ma Batou intuisce che dietro si cela un disegno più grande e inquietante quando si scopre che le ginoidi avevano un’anima (ghost) nascosta…

Circa dieci anni dopo lo storico e celebrato Ghost in The Shell (1995), il regista/sceneggiatore Mamoru Oshii decide di mettere mano a un sequel ambizioso e raffinato che riesce a mantenere il livello altissimo, sia dal punto di vista dell’animazione, che dal coinvolgimento della trama piuttosto intricata, nonostante a prima vista sembri di assistere a un’inflazionata rivolta delle macchine, da lì il banale sottotitolo italiano L’attacco dei cyborg. Un anime costato ben 20 milioni di dollari, un investimento della casa d’animazione I.G. Production in grado di trasmettere, come il suo illustre predecessore, un fascino più unico che raro di hard sci-fi, cyberpunk e gusto estetico inimitabile. Mamoru Oshii forse si rende conto della grandiosità del concept, si fa prendere la mano con riferimenti letterari ridondanti nei dialoghi, con i personaggi che sembrano quasi fare a gara a chi conosce le citazioni più colte, ma può anche essere una forma di rispetto verso il pubblico, in questo caso riconosciuto come attento e non superficiale.

Ghost in the Shell - L'Attacco dei Cyborg

Ghost in The Shell 2 verte su una scelta narrativa coraggiosa, visto che il personaggio principale del precedente capitolo, Motoko Kusanagi detto il Maggiore, è dato per disperso ma nel corso della vicenda, in cui viene spesso ricordato e nominato come “angelo custode”,  arrivano sorprese a colmare questo vuoto. A svettare è il collega Batou, il corpulento agente cyborg con gli occhi a forma di bossolo di pallottola ruba la scena con carisma, ora gli tocca badare il cane basset hound con amorevole affetto, come è noto l’animale viene inserito in tutto le opere di Oshii. Batou non manca di sfoderare una grande abilità come combattente, compaiono almeno un paio di grandiose sequenze di sparatorie, in un momento topico sembra assumere il look del John Matrix di Swarchzenneger in Commando, il corto circuito è doppio nella versione italiana visto che il personaggio ha la voce di Alessandro Rossi, doppiatore storico dell’attore di origini austriache.

Se l’intreccio si infittisce sempre più, con l’apparizione sulla scena di nuovi personaggi, è l’impatto visivo l’aspetto più rilevante, un piacere continuo che in questo nuovo capitolo è solleticato da animazioni e fondali alternati in 2D e 3D con la tecnica della computer grafica. Mamoru Oshii è talmente preso dall’innovazione tecnologica da proporre il capitolo originale con modifiche grafiche e nuovo titolo: Ghost in The Shell 2.0. Al fianco dei ritrovati tecnici, il disegno a mano è intercalato con cura certosina, seppure le parti in CG paiono riconoscibili come la bellissima sequenza della festa di Etorofu. Il reparto scenografico è arricchito da influenze architettonico ricercate, in particolare non si può non rimanere sorpresi nel vedere che la sede della Locus Solus è ricalcata sulla struttura del Duomo di Milano (!).

Quasi a suggellare un sentore divenuto comune dal capolavoro Blade Runner del 1982, le atmosfere noir anni 40 evocate da macchine d’epoca adattate nel futuro tecnologico di Ghost in The Shell – L’attaco dei cyborg, si sposano alla perfezione con il cyberpunk, per un impasto di retro futurismo d’avanguardia. Il comparto sonoro ancora una volta affidato al grande Kenji Kawai, porta ulteriore pathos in una rivisitazione evocativa del tema indimenticabile del film originale. Mamoru Oshii firma un film cerebrale e profondo, dalla cura estetica mozzafiato, ricco di dettagli e implicazioni filosofiche che lo rendono uno dei migliori anime fantascientifici (e non solo) mai realizzati.

Sciamano