Aggiornato il Luglio 15, 2010 da Il Guru dei Film
Alcune stime parlano di circa 600.000 morti civili appurate in Iraq nel triennio 2003-2006, cifre spaventose di una guerra scatenata dall’amministrazione Bush per contrastare le armi di distruzioni di massa detenute dal dispotico Saddam Hussein. Peccato che queste fantomatiche armi non siano mai state rinvenute. "Green Zone" verte sulla menzogna intorno a questo deterrente usato per invadere l’Iraq, un fatto vergognoso e incancellabile visto che stiamo parlando della cruda realtà, la pellicola anche con un certo imbarazzo fa il possibile per dare un colpo al cerchio e uno alla botte e tenta di ristabilire un minimo di dignità alla forze USA, quindi vi sono fastidiose semplificazioni tra buoni/cattivi dove George W. Bush, special guest appearance in un video di repertorio, è facile intuire a quale schieramento appartiene, mentre l’eroe Miller è il buon soldato americano senza macchia e risoluto nello scoprire la verità. Matt Damon, viso pulito e spirito liberal dichiarato, ci sguazza nel personaggio e risulta credibile persino quando a un certo punto, da solo, si avventura nella notte di Badgad con alle calcagna gente che vuole fargli la pelle.
Altro cliché inevitabile di Hollywood è il personaggio di Freddy, Khali Abdalla ("Il cacciatore di aquiloni"), non è possibile fare vedere tutti gli iracheni come terroristi e gente di cui non ci si può fidare, egli è l’informatore di Miller e, che combinazione, parla pure in inglese. Il discorso si può estendere al vero "villain" della pellicola, il Puondstone di Greg Kinnear ("Qualcosa è cambiato", "Auto Focus"), pronto a mettere tutto a tacere per il bene del paese, e all’agente CIA di Brendan Gleeson che invece dimostra che non tutti gli apparati sono corrotti. Menzione particolare per il soldato speciale Maggiore Briggs, il bravo e baffuto Jason Isaacs, il braccio armato di Poundstone che darà del filo da torcere a Miller. Il perno della vicenda è un generale iracheno che conosce una scomoda verità per i vertici della strategia militare americana, Miller deve fare di tutto per raggiungerlo e svelare cosi al mondo quello che accade realmente da quelle parti.
Quello che colpisce sin dal prologo è la ricostruzione della città, le riprese sono state effettuate ben lontano dall’Iraq e in particolare in Spagna, Marocco, Inghilterra, inquadrature mozzafiato aeree rimandano a scenari affascinanti seppure devastati dalla guerra, dietro c’è un massiccio lavoro di effetti visivi/speciali intenti a riprodurre i particolari di monumenti ed edifici visti e riconoscibili in decine di report al telegiornale. La famosa "Green Zone" è la parte di città "bonificata" nella quale si trovano i centri operativi di comando dell’esercito statunitense, in una sequenza i protagonisti si incontrano in un lussuoso palazzo con piscina dove non mancano giovani donne in costume. Questa è la guerra, baby.
Lo stile tipico di Greengrass composto di riprese a mano, immagini-reality tremolanti e montaggio frenetico si impone da subito nelle concitate perlustrazioni della squadra di Miller in apertura, nelle sequenze d’azione dimostra sempre un ottimo polso e non mancano momenti super spettacolari di combattimento e inseguimenti con elicotteri (citazione di "Black Hawk Down") e jeep corazzate, certo a discapito della verosimiglianza ma poco importa, un minimo di riscontro commerciale bisogna inseguirlo, invano in questo caso, visto che "Green Zone" costato 100 milioni di dollari ha incassato solo un bottino di 94 milioni, davvero un esito catastrofico. Finale poco credibile che non manca di tirare le orecchie anche agli organi di informazione, nel film rappresentati da una giornalista (Amy Ryan) del Wall Street Journal, e con il protagonista intento verso una destinazione poco chiara, un po’ come il futuro dell’Iraq.
Titolo Originale: "Green Zone"
Paese: Francia/USA/Spagna/Inghilterra
Rating: 6/10