Aggiornato il Febbraio 27, 2009 da Il Guru dei Film
Uwe Boll è universalmente riconosciuto come il peggior regista del mondo. In questo film, tratto dal video gioco Dungeon Siege, tenta il genere fantasy con un cast formato da Jason Statham, John Rhys-Davies, Ray Liotta, Burt Reynolds.
Se ricordate, qualche tempo fa fu lanciata una petizione (e su Cinemaz ve ne abbiamo parlato) per togliere Uwe Boll da dietro la macchina da presa. Erano i tempi di Postal. Specializzato in rielaborazioni infedeli di video game e gran collezionista di flop clamorosi, Boll è descritto dai media del Pianeta come ‘il peggior regista del mondo’. Potremmo definirlo l’erede di Ed Wood, ma il povero Wood non ha mai avuto i budget che, nel generale stupore, riesce a ottenere Boll. In compenso aveva una vena di poetica follia sconosciuta al collega tedesco. Se una qualità va riconosciuta a Boll è il senso dell’umorismo e la sua capacità di rovesciare a suo vantaggio la situazione: sono ormai celebri la sua sfida su un ring con dei critici e il suo scontro a distanza con Michael Bay (ma in tv alla domanda che cosa vorrebbe dire a Michael Bay ha risposto colpendo con un pugno un pupazzo).
Ora sta uscendo in Italia In the Name of the King, la sua ultima prova, ispirata, tanto per cambiare, dal video gioco Dungeon Siege. Per questo film Boll ha avuto a disposizione un budget da 60 milioni di dollari e un cast con Jason Statham, John Rhys-Davies, Ron Perlman, Claire Forlani, Kristanna Loken, Matthew Lillard, Ray Liotta, Burt Reynolds (si, avete letto bene, proprio quel Burt Reynolds), Will Sanderson. Non esiste articolo su questo film che non contenga la domanda: ‘ma come fa a ottenere questi budget e questi attori?’ E’ difficile trovare una risposta. La verità è che Boll è un classico regista da B-movie e probabilmente, visto che il circuito di sale specializzate non esiste più, il suo mercato d’elezione è l’home video.
In the Name of the King è un film fantasy che sta al Signore degli Anelli più o meno come Plan 9 from outer Space, il capolavoro fanta horror di Wood, sta a 2001 odissea nello spazio. La storia ha per protagonista Farmer-Jason Statham (farmer, contadino, fa il contadino …) che vive in pace e in campagna con la moglie e il figlio fino a che una banda di krugs, orchi, non gli uccidono il bambino e rapiscono la moglie. Farmer va alla guerra solitaria in cerca di vendetta e scopre di aver molte cose in comune con il re buono King Konreid-Burt Reynolds e i suoi alleati, tra cui il mago Merick-John Rhys-Davies. I cattivi sono Gallian-Ray Liotta, l’erede al trono Duke Fallow.
Indovinate come va a finire il doppio scontro finale Merick-Gallian e Konreid-Fallow e che ruolo avrà Farmer? Per non mostrare l’esiguità di mezzi, il film è in gran parte girato in notturna, il che finisce per dare alla storia un tono piuttosto deprimente. Va detto però che le scene di battaglia sono coreografate bene, anche se i continui riferimenti al Signore degli Anelli non possono evitare di fare confronti impietosi. Tuttavia In the Name of the King è nettamente migliore dei suoi predecessori: un tipico prodotto per amanti dei B-movie. Se Uwe Boll continua a migliorare, tra qualche film magari può aspirare a non essere più il peggior regista del mondo.
Paolo Biamonte