Journey to the West: Conquering the Demons (2013)

Aggiornato il Settembre 22, 2014 da Il Guru dei Film

Il genio folle di Stephen Chow al servizio di un’avventura fantasy dark immersa nel folklore cinese.
Antica Cina, Il giovane Suan Zang è un cacciatore di demoni perplesso delle tecniche magiche apprese dal suo maestro che lo invita a insistere nel trovare la giusta “illuminazione”, quello che trova invece è una cacciatrice di demoni rivale, la bella Suan, che lo ridicolizza ad ogni occasione, la ragazza però riserva per lui un sentimento di amore che non vuole contraccambiare …

Per liberare un demone con le forme di un enorme cinghiale, Suan Zang parte per trovare l’aiuto di King Monkey, un’altra creatura mitica e pericolosa imprigionata da Buddha.

Ispirato a un classico della letteratura cinese (Jouney to the West/Viaggio in Occidente) il film è il percorso di un eroe buffo verso uno spirito di pace e illuminazione a carattere buddista, un viaggio composto da peripezie ed incontri fantastici in territori misteriosi e pregni di sortilegi magici. L’attore-regista Stephen Chow, assorto come uno dei simboli del nuovo cinema asiatico, non si lascia sfuggire l’occasione di visitare in chiave comica-spettacolare una storia classica della tradizione dell’antica Cina e centra il bersaglio con incassi straordinari (200 milioni di dollari solo in Cina). Si tratta di un’opera, almeno per le tematiche, meno internazionale delle precedenti fatiche di Chow che lo hanno reso celebre come “Shaolin Soccer” e “Kung Fu Hustle”, forse anche per questo il film subisce una difficile distribuzione all’estero. Si può aggiungere che l’effetto sorpresa è ormai svanito da tempo, insomma da Chow è ormai lecito attendersi un film divertente e spiritoso come “Journey to the West”.

Chow non compare questa volta nel ruolo del protagonista per lasciare spazio al più giovane Wen Zhang, l’impacciato cacciatore di demoni Suan Zang, inoltre la regia è condivisa con il collega Derek Kwok (Gallants), l’impronta e lo stile restano ad appannaggio di Stephen Chow, riconoscibile nella leggerezza dei personaggi e nelle esilaranti situazioni in cui si cacciano. Il film sembra dividersi in blocchi che coincidono con gli incontri del protagonista con differenti demoni, si scorge quindi la prima parte ambientata in un villaggio di pescatori che viene preso d’assalto da un pesce-demone gigante, grandi sequenze di attacchi e inseguimenti giocate sull’inventiva tipica di Chow che orchestra il tutto con momenti drammatici e rocambolesche trovate come la scena dei trampolini, senza dimenticare i proverbiali tocchi di comicità slapstick (la donna cicciona in corsa al ralenti!). In queste prime sequenze entra in scena la bellissima Shu Qi (la cinesina che Statham rinchiudeva nel baule della macchina in The Transoprter) nella parte della valorosa cacciatrice di demoni Suan.

In un’altra avventura il protagonista finisce in un ristorante ricavato dentro una caverna che in realtà è un antro infernale gestito da un demone con le sembianze di un porco(!), qui fanno capolino atmosfere horror e scene di violenza attenuate solo dagli effetti cartoon dei corpi che si deformano come in un fumetto, in soccorso giunge la bella Suan per uno degli scontri più spettacolari, divertenti e fantasiosi del film. Gli effetti speciali dei film di Stephen Chow mantengono ancora una volta un aspetto irreale e posticcio, a questo punto voluto, una sorta di cifra stilistica che introduce in una realtà alternativa, in fondo a Chow non interessa riprodurre il mondo reale quanto una dimensione di incredulità e stupore, e per le due ore scarse che durano di solito i suoi film ci riesce.

A sorreggere “Journey to the West” è la sotto-trama della storia d’amore sofferta tra il protagonista e Suan che non manca di risvolti bizzarri, gli incontri tra i due sono sempre disillusi dal ragazzo che non bacia mai la bella rivale caduta innamorata e risoluta a conquistarlo, si innescano in questo modo diverse gag (la scena della possessione sexy) e l’entrata di nuovi personaggi come la squadra di improbabili guerrieri che si sposta con un carro uscito da un fumetto steampunk. La mitica creatura King Monkey (famosa anche da noi grazie alla serie animata The Monkey) qui in una veste cattiva è preservata per un finale pirotecnico che mette in campo anche lo stesso Buddha. L’ultima parte, l’arrivo di Suan Zang alle five fingers mountains, si dilunga forse troppo e concede poco spazio ad altri cacciatori di demoni che si intravedono nel film, tra i quali spicca il vecchio capace di ingigantire un piede(!), ma si riscatta con una conclusione amara e un tocco di poesia che guarda a un cielo illuminato, oltre che da una luna piena, da un amore forte e perduto.

 

  

Tit.originale: Under The Skin
Paese: Inghilterra/USA/Svizzera
Rating: 8/10