Aggiornato il Maggio 12, 2006 da Il Guru dei Film
Tornano i Firefly, la famiglia di psico killer che usano solo nomi di personaggi di Groucho Marx già protagonista della Casa dei Mille Corpi. La storia di Rob Zombie, regista metallaro amico di Alice Cooper e Ozzy Osborne.
Rob Zombie, nome d'arte di Robert Cummings, è un personaggio curioso che ha trovato il successo trasformandosi in una sorta di personificazione simbolica del fan ideale dell'heavy metal e dell'horror. Musicista, compositore (c'e' un suo pezzo anche nella colonna sonora di Matrix Reloaded), è stato il leader della band metal White Zombie e ha trasferito nel cinema l'estetica dei due suoi amici piu' cari, Alice Cooper (la rock star che negli anni '70 metteva in scena un grand guignol rock che è il modello seguito da Marylin Manson) e Ozzy Osborne. Tra i modelli citati da Zombie-Cummings c'è anche Charles Manson, il folle fan dei Beatles e dei Beach Boys alla testa della setta che, in piena era Woodstock, ha compiuto il massacro di Sharon Tate, moglie di Roman Polanski. Oltre che attraverso il metal dei White Zombie, Cummings si è guadagnato un seguito di culto come regista di video clip: il successo è arrivato un paio di stagioni fa, con La casa dei Mille Corpi, remake molto libero di Non Aprite Quella Porta, uno dei testi sacri della fondazione dello splatter, arrivato nei cinema dopo essere stato rifiutato da un paio di Major riscuotendo un imprevisto successo di tale proporzioni da suggerire un seguito, La Casa del Diavolo, il film di cui stiamo parlando e che ci dà l'occasione di incontrare di nuovo i Firefly, la famiglia di psico killer che usano solo nomi di personaggi interpretati da Groucho Marx.
Se La casa dei mile corpi è un film più classicamente di genere, il suo seguito mescola l'horror con il road movie con l'innesto di dosi robuste di un umorismo a dir poco macabro. Già perchè la peculiarità dello stile di Zombie è la deliberata ricerca del disgusto, della ferocia senza limiti che sconvolge lo spettatore oppure lo coinvolge in quello che viene definito umorismo della forca, quello cioè di chi ride del proprio dolore o dei propri guai senza via d'uscita. Chi è in grado di fare dell'umorismo di fronte alle più spaventose mutilazioni, torture, decapitazioni, amputazioni troverà molto da ridere nella Casa del Diavolo.
Nel primo film la famiglia Firefly non usciva praticamente di casa, perche era proprio all'interno delle mura domestiche che compiva i suoi orrori. Qui invece la storia comincia con la furiosa sparatoria tra le forze dello sceriffo e i Firefly, seguita all'assalto alla casa. Otis e Baby riescono a fuggire e a unirsi al padre, Captain Spaulding insieme al quale si divertiranno a torturare vittime rapite più o meno a caso usando come base gli inevitabili motel.
Per essere chiari va detta una cosa: La Casa del Diavolo è un film al limite che vuole programmaticamente scioccare lo spettatore. L'ironia viene dall'eccesso, dall'aspetto spaventoso e ripugnante dei protagonisti, dal gioco vertiginoso di citazioni. Nonostante il look clownesco e gli eccessi delle sue opere, Zombie è un regista che sa il fatto suo, conosce bene la storia del cinema e, soprattutto i gusti del pubblico che in questi ultimi tempi ha regalato all'horror un successo senza precedenti. Come spesso accade, ci sono diversi livelli di lettura, quello più superficiale legato ai codici di genere, quello più profondo che passa invece attraverso le citazioni. Tanto per far capire lo scrupolo messo nella realizzazione, basterà forse dire che Rob Zombie utilizza per certe scene la camera a 16 millimetri per dare alle immagini il colore d'epoca.
In questo gioco di citazioni incrociate, ha un suo ruolo anche la colonna sonora dove spiccano gli Allman Brothers' di Midnight Rider, il rocker britannico Terry Reid e perfino i Lynyrd Skynyrd's di Free Bird. Per quelli che hanno buona memoria, anche Non Aprite Quella Porta è famoso per la colonna sonora, a cominciare da un pezzo di John Lennon non citato nei credit. Il gioco delle citazioni continua come, probabilmente, continueranno le gesta della famiglia Firefly. Dopo la claustrofobica fabbrica del massacro del primo titolo e le gesta da road movie della Casa del Diavolo, quali saranno gli incubi futuri di Rob Zombie?
Paolo Biamonte
Nel primo film la famiglia Firefly non usciva praticamente di casa, perche era proprio all'interno delle mura domestiche che compiva i suoi orrori. Qui invece la storia comincia con la furiosa sparatoria tra le forze dello sceriffo e i Firefly, seguita all'assalto alla casa. Otis e Baby riescono a fuggire e a unirsi al padre, Captain Spaulding insieme al quale si divertiranno a torturare vittime rapite più o meno a caso usando come base gli inevitabili motel.
Per essere chiari va detta una cosa: La Casa del Diavolo è un film al limite che vuole programmaticamente scioccare lo spettatore. L'ironia viene dall'eccesso, dall'aspetto spaventoso e ripugnante dei protagonisti, dal gioco vertiginoso di citazioni. Nonostante il look clownesco e gli eccessi delle sue opere, Zombie è un regista che sa il fatto suo, conosce bene la storia del cinema e, soprattutto i gusti del pubblico che in questi ultimi tempi ha regalato all'horror un successo senza precedenti. Come spesso accade, ci sono diversi livelli di lettura, quello più superficiale legato ai codici di genere, quello più profondo che passa invece attraverso le citazioni. Tanto per far capire lo scrupolo messo nella realizzazione, basterà forse dire che Rob Zombie utilizza per certe scene la camera a 16 millimetri per dare alle immagini il colore d'epoca.
In questo gioco di citazioni incrociate, ha un suo ruolo anche la colonna sonora dove spiccano gli Allman Brothers' di Midnight Rider, il rocker britannico Terry Reid e perfino i Lynyrd Skynyrd's di Free Bird. Per quelli che hanno buona memoria, anche Non Aprite Quella Porta è famoso per la colonna sonora, a cominciare da un pezzo di John Lennon non citato nei credit. Il gioco delle citazioni continua come, probabilmente, continueranno le gesta della famiglia Firefly. Dopo la claustrofobica fabbrica del massacro del primo titolo e le gesta da road movie della Casa del Diavolo, quali saranno gli incubi futuri di Rob Zombie?
Paolo Biamonte