La mano sinistra della violenza (1971)

Aggiornato il Gennaio 13, 2011 da Il Guru dei Film

La mano sinistra della violenza (1971)Il wuxiapian epocale diretto dal maestro Chang Cheh.

Il giovane Lei Li, privo del braccio destro, si guadagna da vivere come umile sguattero in una piccola locanda. L'uomo nasconde un passato di spadaccino, caduto in disgrazia per le macchinazioni del malvagio Lung. Un giorno, di passaggio, si presenta nella zona Feng, un cavaliere armato di due spade, che riconosce in Lei Li il formidabile spadaccino scomparso da alcuni anni. Tra i due nasce una sincera amicizia ma all'orizzonte si staglia ancora il subdolo Lung, il cerimoniere di una sfida di arti marziali, organizzata nel castello della Tigre per attirare Feng con l'intenzione di eliminarlo.

All'inizio degli anni 70 la star della saga "The One Armed Swordsman", Jimmy Wang Yu, pianta in asso gli Shaw Brothers e passa alla concorrenza (Raymond Chow) per dirigere/interpretare "The One Armed Boxer" (conosciuto in Italia con l'infame titolo "Con una mano ti rompo con un piede ti spezzo"), ma il regista Chang Cheh ha già pronto il sostituto per un nuovo film: David Chiang, giovane ed esile attore, nel ruolo dello spadaccino monco. Al suo fianco un'altra scoperta del regista, l'atletico Ti Lung, il co-protagonista eroico Feng armato di due spade.
"La Mano sinistra della violenza" è considerato il terzo e conclusivo capitolo della saga, nonostante non sia collegato con gli episodi precedenti ("Mantieni l'odio per la tua vendetta", "La sfida degli invincibili campioni"), in quella che appare più come una rivisitazione (oggi si userebbe il terribile termine "reboot") saldata solo dalla figura, ormai entrata nel mito, dell'eroe senza un braccio e abile nelle arti marziali, qui ripresa con fattezze e nome, Lei Li, differenti. Chang Cheh firma il suo manifesto artistico e, forse, il più grande Wuxiapian cinese mai realizzato, di li a poco l'autore vira verso i kung fu movies, ma l'opera a 40 anni di distanza rimane un classico sfolgorante, un concentrato di talento e ispirazione, una pietra angolare delle arti marziali che influenza in maniera definitiva tutto il cinema di Hong Kong nei decenni successivi, John Woo solo per citare il più noto, e l'immaginario di numerosi cineasti occidentali (Christophe Gans non esita a citarlo in ogni suo film).

La storia verte su concetti sempre più astratti per la cultura occidentale, e non solo, come il senso dell'onore e lo spirito di sacrificio, il cavaliere errante Lei Li è un valoroso spadaccino, forse il migliore in circolazione, ma incombe nel tranello dell'infido Lung che oltre ad accusarlo in pubblico di atti criminali lo umilia in combattimento, per mantenere la parola data in caso di sconfitta Lei Li si trancia il braccio destro e abbandona il mondo delle arti marziali per la soddisfazione dell'avversario che è riuscito a togliere di mezzo il più formidabile dei nemici. Lung infatti trama nell'ombra dei suoi stessi accoliti, per raggiungere potere e ricchezza è disposto a tutto, l'uomo inoltre è temuto per la sua mortale tecnica di combattimento eseguita con un micidiale bastone a 3 sezioni, che vediamo all'opera in una delle prime sequenza ai danni di due malcapitati sparring partner. I titoli di testa invece mostrano Lei Li a cavallo mentre ferisce a morte degli avversari ripresi in stop-frame nel momento di cadere al suolo, le scene invero non sono all'altezza del resto del film, frettolose, gli stuntmen poi sembrano fuori sincrono, forse Chang Cheh le ha girate a film terminato oppure si tratta di riprese effettuate da un'altra unità.

La costruzione dei personaggi è determinante al respiro epico della vicenda, Lei Li è l'eroe disperato e intriso di romanticismo per eccellenza, in una sequenza, dopo avere subito le solite angherie dei clienti prepotenti senza reagire, esce nella veranda bagnata dalla pioggia e ricorda quando era un cavaliere temuto e rispettato, immagine fantastica in dissolvenza e al ralenti che si confonde con l'acqua scrosciante. Lei Li nel corso degli anni impara a usare l'unico braccio rimasto con esiti sorprendenti, riesce infatti a compiere diverse azioni contemporaneamente (riempire una brocca, pulire un tavolo) lanciando in aria gli oggetti che ricadono in un ordine preciso e geometrico. L'unico personaggio femminile della pellicola è Pa Hsiao, la figlia del fabbro, con un debole per Lei Li che non sembra ricambiare, anche se il ragazzo accorre subito in sua difesa quando gli uomini del castello della Tigre tentano di molestarla. Con l'arrivo di Feng, il mitico Ti Lung, la critica ha sempre fatto cenno all'innata misoginia di Chang Cheh e, di conseguenza, alla tensione omosessuale (latente) che intercorre tra gli eroi maschili dei suoi film, non si può fare a meno di notare che Lei Li con Feng sembra rivivere, con Pa Hsiao in mezzo molto perplessa ("Lei Li, non ti avevo mai visto ridere…"), in realtà tra Lei Li e Feng intercorre un sentimento particolare, di fratellanza d'armi, di ammirazione e completamento che una donna, a volte, non può trasmettere, insomma siamo nel campo dell'amicizia virile più forte e veritiera, che anche John Woo svilupperà per i suoi proverbiali capolavori.

(seguono spoiler dettagliati sul finale)
Il contraltare è il superbo Lung del grande Ku Feng ("Killer Clans", "Implacabili colossi del karate"), un monumento del cinema di Hong Kong, il grande burattinaio che tira le fila del potere protetto dalle mure del castello della Tigre. Lung è il simbolo della corruzione, un pericolo per chiunque gli sia accanto, un maestro nell'arte della dissimulazione e del tradimento, in poche parole uno dei più grandi villain del cinema di Hong Kong. Chang Cheh e la violenza, un binomio indissolubile, lo dice anche il titolo italiano "La mano sinistra della violenza", esplode furibondo in alcuni dei migliori combattimenti marziali mai eseguiti nei set dei leggendari Shaw Brothers, al comando delle coreografie i fidati Liu Chia Liang e Tang Chia, il meglio del decennio, per una serie di scontri sanguinari, pieni d'inventiva e, soprattutto, di una fisicità unica. In una sequenza flash back, che ritrae un duello di 20 anni prima nel cortile del fabbro, un guerriero lotta sino alla morte con una spada conficcata nel ventre, una situazione amata e ripetuta spesso da Chang Cheh nei suoi film. Il Feng di Ti Lung è uno spadaccino di un'eleganza seducente, vederlo sfoderare all'improvviso le spade incrociate è impagabile, ma la sua arte sopraffina può poco quando giunge al castello della Tigre, dopo un magnifico scontro con Lung in un ravvicinato clangore di lame e mosse fulminee, cade colpito dall'inesorabile bastone snodabile che può essere neutralizzato solo con un'azione congiunta di 3 lame. Feng viene, letteralmente, squartato in due pezzi per un momento splatter sconvolgente e indimenticabile.