Aggiornato il Marzo 22, 2012 da Il Guru dei Film
Il terzo capitolo della saga Lone Wolf & Cub.
Itto Ogami e il figlio Daigoro proseguono il viaggio attraverso il Giappone braccati dagli assassini Yagyu. Lungo la strada entrano in modo casuale in contatto con una ragazza che tenta di sfuggire al lavoro obbligato di prostituta, ci sarà anche il tempo per Lupo Solitario e il suo cucciolo di essere ingaggiati per eliminare un governante senza scrupoli protetto da un esercito.
Il maestro Kenji Misumi nel 1972 dirige quattro film, tutti dei classici delle arti marziali, il primo è “Hanzo The Razor”, a ruota i due straordinari capitoli iniziali della saga Lone Wolf & Cub seguiti dal terzo: “Lone Wolf and Cub: Baby Cart To Hades”, quest’ultimo come da titolo si ricollega al precedente (At The River Styx, l’infernale Stige), si riferisce a un viaggio per l’inferno che per l’eroe Itto Ogami significa essere più forte di nemici spietati e superiore a qualsiasi codice da rispettare. Meno d’impatto e più trattenuto rispetto ai film precedenti, assume una vena più profonda e introspettiva, non mancano comunque alcuni tipici combattimenti sanguinolenti e spettacolari (il finale). I nemici giurati Yagyu sono defilati nonostante il prologo con l’assalto di un manipolo di ninja, una grandissima sequenza nel bosco, possa fare ritenere il contrario. Più contenuti quindi e meno scene di combattimento e, nell’economia di una saga lunga 6 film, sono benvenuti e da ricercare nella presenza di situazioni e personaggi che Itto ogami e il suo cucciolo incontrano nel pericoloso peregrinare nelle strade del paese.
Emerge il samurai senza padrone Kanbei (Go Kato) nell’intensa scena dell’agguato a due donne violentate dai suoi compari, dei ronin che vagano campando di lavoretti occasionali, l’uomo dimostra una grande abilità marziale e incrocia Itto Ogami che non raccoglie la sfida di duellare. Il film vive di questi istanti sospesi e carichi di silenzi, una prerogativa che Misumi in questo episodio sembra prediligere, gli scontri si eludono e rimandano a ulteriori confronti, Kanbei infatti vive l’ossessione di sapere dal grande Itto Ogami il significato della via del guerriero, un concetto che viene riproposto in un duello finale memorabile e drammatico. Un’altra figura contrapposta che si delinea è quella di una ragazza sola costretta a prostituirsi che riceve, quasi per caso, la protezione dell’inflessibile Itto Ogami, interpretato ancora una volta dall’imprescindibile Tomisaburo Wakayama, sempre più magnetico, silenzioso e di una forza immane (interiore) che ormai anche gli avversari temono senza fiatare. Itto Ogami per liberare la ragazza si lascia condurre alla tortura nella sequenza del secchio d’acqua in cui lo stoico eroe viene immerso legato a testa in giù. Gran scena.
Forse anche per contrastare l’abilità di Itto Ogami, invincibile con la spada, vengono introdotte delle armi da fuoco. In una prima scena Itto neutralizza l’archibugio con un preciso lancio di un dardo a bloccare il grilletto, un classico, in seguito il piccolo Daigoro (meno presente del solito) verrà in aiuto del padre con un simpatico e intelligente stratagemma. La storia si complica con l’arrivo di un signorotto avido e corrotto che Itto Ogami accetta di uccidere, del resto la sua professione è quella di killer, l’uomo è protetto da un paio di guardie del corpo e da uno stuolo di uomini armati che formano un vero e proprio esercito. Si nota inoltre la presenza di un altro personaggio femminile, quello della bella donna gangster Tomizu di Yuko Hamada che, nel cadere ammirata/affascinata dalla condotta integerrima di Itto Ogami, rimanda in qualche modo ad alcune situazioni viste negli episodi precedenti.
Il film è comunque ricordato in gran parte per il funambolico finale, Itto Ogami contro (almeno) 100 uomini armati di fucili (!), e la trovata del fidato carretto (questa volta blindato!) predisposto con mini-cannoni e mitragliatrice a falcidiare i nemici come nel più incontrollato spaghetti-western. Sequenza impagabile densa inoltre di combattimenti con lance, coltelli e pistole. Kenji Misumi è ancora al suo meglio, il capitolo successivo (il quarto) passa di mano, il regista ritorna nel quinto stupefacente “Lone Wolf & Cub: Baby Cart in The Land of Demons” (1973). Il riferimento alla passata professione di Itto Ogami, era il boia personale dello Shogun, si ripresenta in alcuni frangenti di cruda violenza, il guerriero si circonda di un ulteriore alone di fermezza implacabile che lo rende temibile come la morte stessa. Per la serie si tratta dell’ennesimo capolavoro.
Titolo Originale: “Lone Wolf and Cub: Baby Cart To Hades”
Paese: Giappone
Rating: 9/10