L’ultima missione (2008) di O. Marchal

Aggiornato il Aprile 29, 2008 da Il Guru dei Film

mr73Tit.originale: MR 73
Paese: Francia

Olivier Marchal tiene alta la tradizione del polar francese con il suo terzo film: "L’ultima missione", un noir nero come la pece.

Schneider ([[Daniel Auteuil]]) è un poliziotto di Marsiglia devastato nell’animo e vicino alla deriva esistenziale, a seguito di un incidente stradale che ha distrutto la sua famiglia. L’unico interesse dell’uomo, oltre l’alcool, è il caso di un serial killer che uccide donne sole ma anche i colleghi non vedono di buon occhio la sua condotta dissoluta, tanto che i superiori lo rimuovono dall’incarico. Schneider inizia un’indagine personale e pericolosa che lo porta a incontrare la bella Justine (Olivia Bonamy), una ragazza rimasta orfana dei genitori uccisi da uno spietato omicida ([[Philippe Nahon]]) che sta per tornare in libertà.

[[Olvier Marchal]] firma con "[[L’ultima missione]]" la conclusione di un’ideale trilogia, iniziata nel 2002 con "[[Gangsters]]" e proseguita con il bellissimo "[[36 Quai del Orfreves]]" (2004), dedicata al mondo della polizia che il regista ben conosce essendo egli stesso un ex agente delle forze dell’ordine.

"L’ultima missione" si discosta non poco dal suo predecessore, più spettacolare e facilmente catalogabile come classico poliziesco, difatti è fondamentalmente un film doloroso che si pone sull’abisso nero dell’esistenza del protagonista, un grandioso e intenso Daniel Auteuil ("[[Niente da nascondere]]") che delinea con estrema bravura il personaggio sofferto di Schneider, il poliziotto che ha perso gli affetti più cari e la fiducia dei suoi colleghi, eppure in grado di trovare sia la forza di aiutare l’infelice Justine che di avere momenti di tenerezza con dei poveri animali abbandonati.

Marchal scava nel lato oscuro degli uomini chiamati a preservare la legge, è un ritratto impietoso di corruzione e rigide gerarchie che calpesta ogni buon senso, un ingranaggio che stritola carriere e etica morale in pochi istanti ma anche capace di mettere in libertà pericolosi serial killer sulla base di futili elementi.

La bella fotografia slavata risalta le lenti arancioni degli occhiali di Schneider che si aggira in un clima d’angoscia prossimo all’horror, una sensazione accentuata dalla truce vicenda che coinvolge ben due serial killer differenti, uno di questi é un impressionante [[Philippe Nahon]], sorta di decano del cinema di genere francese ("[[Il Patto dei lupi]]", "[[Calvaire]]", "[[Alta Tensione]]", "[[Irreversible]]"), che pur con poche apparizioni riesce a mettere letteralmente i brividi. Da segnalare per gli amanti delle emozioni forti uno dei migliori cadaveri visti ultimamente al cinema: quello della donna nuda incaprettata.

Ottime le due attrici femminili principali: la graziosa [[Olivia Bonamy]] ("[[Bloody Mallory]]", "[[Them]]") nel ruolo di Justine e la bionda [[Catherine Marchal]] ("[[36 Quai des Orfevres]]"), compagna del regista, che interpreta la collega di Schneider.

Le sequenze d’azione sono ridotte al lumicino, in particolare é molto bello l’inseguimento di un assassino sotto una pioggia battente, ma la causa é da ricercare nella struttura stratificata della trama, che coinvolge storie e personaggi differenti e l’utilizzo di numerosi flash-back che riguardano le tragedie che hanno segnato le vite dei protagonisti.

Il finale, che non sveliamo, suggella con cupa recrudescenza un film di rara disperazione e durezza che conferma Marchal un regista di prima grandezza, per il quale in molti hanno azzardato paragoni con il maestro [[Jean Pierre Melville]] ("[[Frank Costello faccia d’angelo]]", "[[I senza nome]]"). Il titolo originale, "[[MR 73]]", è il nome del modello di una vecchia pistola in dotazione alla polizia francese. Da non perdere.

Rating: 8/10