Operazione paura (1966)

Aggiornato il Maggio 27, 2010 da Il Guru dei Film

Il regista si trova a suo agio con una sceneggiatura solida e dai personaggi ben definiti, firmata dalla coppia Migliorini-Natale, che gli permette di concentrarsi sulla costruzione di un’atmosfera lugubre e decadente in un continuo sfoggio di perizia tecnica e senso evocativo di livello sopraffino. La vicenda si colloca verso la fine 800 in una zona europea non ben definita, elementi sfuggenti che consentono alla pellicola di entrare in una dimensione fuori dal tempo grazie anche all’utilizzo di affascinanti locations reali, individuate nelle campagne fuori Roma tra le quali un’enorme e vetusta villa in abbandono, unite a set di posa curati in ogni dettaglio per ricreare gli ambienti centrali del cimitero e della locanda, il tutto senza particolari mezzi a disposizione.

 

Operazione paura (1966)

Operazione paura” è sotto il controllo totale del suo autore a partire dalla fotografia di Antonio Rinaldi che segue diligente le direttive di Bava, la storia è in gran parte ripresa di notte per un gioco di luci virate in blu e verde che risplendono in ogni sequenza come un marchio di qualità unico e in seguito imitato un po’ da tutti. Gli attori protagonisti, lungi da essere trascendentali, si inseriscono in maniera perfetta e funzionale nei ruoli come il dottore del prestante Giacomo Rossi Stuart giunto in un paese terrorizzato e preda della superstizione, non manca la bellona di turno nelle fattezze di Erica Blank, Monica, la ragazza legata a doppio filo con la maledizione della famiglia Grapes. Splendido il volto della francese Fabienne Dali dalla lunga chioma corvina per il personaggio dark della maga Ruth, la sua prima entrata in scena ricorda quella di Barbara Steele in “La maschera del demonio”, altra notevole intuizione è la partecipazione del produttore della pellicola Luciano Catenacci nel ruolo del borgomastro pelato, questi due personaggi formano una coppia di amanti singolare che alcuni, complice anche la coincidenza temporale, hanno visto come fonte di ispirazione per i personaggi Bem e Bera dello storico anime-horror “Bem il mostro umano” uscito nel 1968 in Giappone.

Il prologo si apre con un cruento fatto di sangue avvolto nel mistero che può trarre in inganno, la pellicola in seguito infatti evita ulteriori momenti da grand guignol in favore della suggestione e l’incombenza di forze maligne incarnate dalla presenza di un’agghiacciante bambina bionda dagli occhi penetranti, impossibile non rimanere sorpresi nell’apprendere che in realtà si tratta di un maschietto scoperto casualmente dal regista dopo inutili sessioni di casting. Bava rende memorabile ogni apparizione della bambina con mirabili movimenti di macchina, in particolare si ricorda nella onirica sequenza del cimitero la simulazione in soggettiva del dondolio di un’altalena che il figlio Lamberto, ai tempi giovane aiuto-regista sul set, assicura essere un dolly e non una semplice zoomata.

Un altro momento di alta scuola, quasi alla Hitchcock, è la ripresa a vortice dal basso della tromba di una scala a chiocciola per rimandare la sensazione di smarrimento all’interno dell’inquietante villa Grapes, un vero labirinto della mente per i protagonisti invischiati, letteralmente, in una ragnatela di follie e fantasmi. L’inventiva di Bava è incontenibile e non manca di descrivere sequenze da incubo con vecchie bambole e immagini distorte dentro specchi deformi, in un tripudio visivo rafforzato da una colonna sonora magnifica composta da Carlo Rustichelli che sottolinea con l’incedere ossessivo di sinistri carillon e gemiti di infanti i momenti migliori di un film che, insieme a “La maschera del demonio” (1960), “I tre volti della paura” (1963) e “La frusta e il corpo” (1964), chiude un ideale poker gotico senza precedenti. Un capolavoro di stile finalmente disponibile in dvd.

Paese: Italia
Rating: 10/10