Aggiornato il Settembre 4, 2009 da Il Guru dei Film
Nel nuovo film di Alex Proyas Nicholas Cage è un professore di astrofisica che indaga su un codice scritto 50 anni prima da una bambina che ha previsto con esattezza le catastrofi della Terra e ne annuncia altre tre.
Il destino della Terra è già determinato oppure si svolge secondo le regole del caso? La numerologia è una scienza oppure è semplicemente una manifestazione della tendenza a scoprire connessioni tra fenomeni ed eventi che nella realtà non hanno alcun legame e che gli studiosi chiamano apofonia?
Non c’è bisogno di essere un esperto per capire che queste domande fondano il materiale ideale per la fantascienza. Lo sa bene Alex Proyas, visionario regista del Corvo e di Dark City, che basa il suo Segnali dal futuro (titolo originale Knowing) proprio su queste domande. La storia è davvero invitante: nel 1959, in occasione della cerimonia di inaugurazione di una nuova scuola elementare, i bambini sono invitati a disegnare come immaginano il futuro. I loro lavori verranno chiusi in una capsula sotterrata che verrà aperta 50 anni dopo. Mentre tutti i bambini si impegnano nei loro disegni, Lucinda, una bimba dallo sguardo posseduto, riempie il foglio di una serie di numeri dettati, dice lei, da una voce misteriosa.
Trascorsi 50 anni, la capsula viene aperta e a scoprire il foglio con i numeri è Caleb, figlio di John Koestler, un serissimo professore di astrofisica del MIT rimasto vedovo. Studiando queste strisce di numeri apparentemente senza senso, Koestler fa una scoperta sconvolgente: quelle cifre indicano con assoluta precisione tutte le catastrofi con relativo numero di vittime accadute proprio in quel mezzo secolo. A rendere tutto ancora più inquietante è che quell’elenco comprende tre eventi di là da venire, il terzo dei quali potrebbe avere un effetto definitivo.
Il professore è un uomo di scienza, un positivista convinto, per formazione convinto del non valore delle coincidenze. Quei numeri però lo convincono che esistono una verità e una realtà che la scienza non spiega e così entra in contatto con la figlia e la nipote della bambina, convinto che abbiano un ruolo nello sviluppo della faccenda. Ovviamente la conversione di Koestler è funzionale al racconto del film che, essendo un racconto di fantascienza, può anche permettersi di sorvolare sulla fondatezza dei fatti che racconta.
Rivelare altri particolari della trama toglierebbe stupidamente gusto alla visione del film. Piuttosto vale la pena sottolineare come Alex Proyas abbia confezionato un prodotto visivamente affascinante e spettacolare, carico di tensione con effetti speciali di alto livello e funzionali alla storia. E non va dimenticata la buona prova di Nicolas Cage che nei panni ovviamente del professor Koestler finalmente ritrova un ruolo all’altezza del suo cachet.
Paolo Biamonte