Shutter Island – Il labirinto della paura

Aggiornato il Marzo 4, 2010 da Il Guru dei Film

Film: Shutter Island

Con due grandi protagonisti, Leonardo DiCaprio e Mark Ruffalo, e un cast con Ben Kingsley e Max Von Sidow, il nuovo film di Martin Scorsese è una storia urticante che conduce in un viaggio tra i meandri della mente.

 

Shutter Island è un grande film di Martin Scorsese. Con una performance da Oscar di Leonardo DiCaprio (è un peccato che i problemi finanziari del film abbiano spinto a posporne l’uscita superando i termini per la corsa alla statuetta) e l’ormai consueta performance di altissimo livello di Mark Ruffalo, che conferma il suo status di protagonista assoluto della sua generazione (e di quella di DiCaprio). Il film, va detto, è frutto dell’adattamento de L’isola della Paura (Shutter Island), un romanzo di Dennis Lehane, una delle star del nuovo thriller americano, autore molto amato dal cinema visto che già Clint Eastwood ha portato sul grande schermo Mistic River, in italiano La morte non dimentica, e Ben Afflleck Gone Baby Gone.

La storia, terribile per la sua tensione bollente e il modo con cui distorce la realtà come se rimbalzasse su mille specchi deformanti, si svolge nel 1954 nel carcere pischiatrico di Ashecliffe, situato su un’isola inaccessibile che sta nel porto di Boston e che ha la stessa minacciosa natura di Alcatraz. Mentre un uragano di categoria 5 sta per abbattersi sull’sola, due agenti federali, Teddy Daniels-Leonardo DiCaprio e Chuck Aule-Mark Ruffalo, sbarcano su quello scoglio fantasmatico per catturare Rachel Solando, pericolosa assassina dei suoi tre figli misteriosamente scomparsa dala sua cella. Non ci vuole molto a capire che dietro questa sparizione ci sia qualcosa di misterioso.

Tutto congiura a creare i peggiori degli incubi che sono quelli che abitano in quel territorio indefinito che è sospeso tra la realtà e la nostra mente.

L’America del 1954 è l’America in piena paranoia da Guerra Fredda e del complotto, che vive con il terrore dei comunisti e l’incubo dell’ordigno fine di mondo. Gli ospedali psichiatrici dell’epoca curano i malati (ma pensate agli esperimenti condotti sui militari) con la lobotomia, l’elettroshock, le più pericolose sperimentazioni chimiche.

Film: shutter island

A dirigere l’ospedale è il Dr. Cawley, uno splendido Ben Kingsley, apparentemente uno scienziato disposto a tutto per evitare che l’unico destino dei residenti sia la sedia elettrica. Ma il Dr. Cawley i cui occhi sono dappertutto e che tutto sa di quanto avviente in quella sorta di labirinto della paura, nasconde qualcosa. Una sensazione che assume contorni più nitidi grazie al suo assisente, il Dr. Neahering, uno strepitoso Max Von Sidow, che sembra essere lì per confermare il sospetto che l’ospedale sia uno spaventoso laboratorio di stampo nazista dove, tra corridoi, scale di metallo, celle buie e stanze segrete, si conducono i più spaventosi esperimenti sugli esseri umani.

E non è ancora tutto. Anche il buon Teddy Daniels ha i suoi fantasmi da combattere: si porta dietro la sindrome traumatica del soldato guadagnata combattendo la seconda guerra mondiale, un passato da alcolista e il trauma mai rimarginato della morte della moglie giovane nell’incendio del loro appartemento. Non è una sorpresa che il temperamento di Teddy sia tutt’altro che docile e che il suo abituale stile di conversazione coincida con quello del boxeur.

Vista la sua condizione, è un caso che sia finito proprio lì? Non c’è forse una regia dietro questa missione che lo mette di fronte alla sua latente follia?

Su questo groviglio di incubi si abbatte l’uragano, che devasta l’ospedale il cui sistema di sicurezza prevede l’apertura delle celle in caso di allagamento. Teddy entra così in contatto con i pazienti che, liberi, perdono il controllo. Soprattutto da ricordare i suoi incontri con Noyce (Jackie Earle Haley) e con due pericolose assassine che si chiamano Rachel, interpretate dalle bravissime Emily Mortimer e Patricia Clarkson. Il confronto Clarkson-DiCaprio in una sorta di grotta è uno dei momenti di maggior tensione del film.

Che Martin Scorsese sia un maestro è quasi superfluo ripeterlo. Qui ancora una volta mette la sua sterminata cultura cinefile al servizio di una storia disturbante, quasi urticante che riesce a reinventare il thriller tirando al massimo le corde dell’ansia e della paranoia interiore in un gioco di citazioni che va da Fritz Lang a Sam Fuller, da Jacques Tourneur a Stanley Kubrick, da Alfred Hitchcock ad Anatole Litvak, da Karl Malden a Val Lewton fino al Gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene e in un flusso narrativo sincopato costruito con un uso del flashback che sarà studiato negli anni a venire nei corsi di specializzazione in cinematografia. Un applauso per la costruzione di questo gotico labirinto di incubi al direttore della fotografia, Robert Richardson e alle scenografie di Dante Ferretti.

Paolo Biamonte