Aggiornato il Agosto 4, 2006 da Il Guru dei Film
Vi anticipiamo come sarà il kolossal che Brian Singer ha diretto ispirandosi al film con Christopher Reeves diretto nel 1978 da Richard Donner. Brandon Routh è il giovane interprete del più celebre dei super eroi. Kevin Spacey è il super cattivo Lex Luthor.
Superman è ancora il più eroe dei super eroi. Il suo ritorno sul grande schermo sembra programmato per dimostrare questo assunto: nei 28 anni che ci separano dal suo ritorno precedente, l'Uomo d'acciaio non è cambiato molto, al punto che Brandon Routh, il suo interprete contemporaneo, somiglia fisicamente a Christopher Reeve, il più celebre e sfortunato dei Superman, al quale tra l'altro è dedicato questo film. Nel frattempo però Hollywood è stata conquistata dai miti a fumetti, da Batman ai classici Marvel tipo Spider Man, Hulk, i Fantastici 4 o gli X Men, in cerca di un nuovo regista per il terzo episodio dal momento che Brian Singer ha preferito il set di questo nuovo Superman.
Il modello, dichiarato, è il film del 1978 di Richard Donner. Tanto per non dare spazio a equivoci, oltre alla dedica al povero Reeves, e a sua moglie, c'è la voce di Marlon Brando che per Donner interpretò la parte del padre del super eroe percependo per pochi minuti quanto fu pagato Marco Van Basten.
Ma a legare ulteriormente i due film è l'impostazione narrativa tutta basata sulla doppia identità di Superman, invincibile eroe, dotato dei più incredibili super poteri, capace di volare alla velocità della luce che nella vita diventa Clark Kent, imbranato redattore incapace di svelare il suo incurabile amore per Lois Lane, stella del giornale dove lavora Kent, perdutamente innamorata di Superman. L'incapacità di affrontare l'amore non è il suo unico punto debole: l'unica sostanza materiale in grado di neutralizzarlo è la Kryptonite, il minerale di Krypton, il pianeta dove è nato.
Singer e Routh sono partiti dal classico schema con il non facile compito di reinventare il personaggio per le prossime generazioni. Per questo l'azione parte cinque anni dopo dove terminava Superman II del 1981. Il nostro eroe li ha trascorsi su Krypton ma ora viene rispedito dal padre sulla Terra, a Metropolis, per sventare l'ennesima minaccia portata all'umanità da Lex Luthor, il super cattivo super nemico storico di Superman interpretato con la giusta dose di snobismo e gigioneria da Kevin Spacey. Prima di affrontare la sfida con il suo mortal nemico, dovrà salvare uno Shuttle fuori controllo con a bordo Lois Lane e si permetterà il lusso di portarla in volo notturno sulla città stringendola tra le braccia, stile Howard Hughes-The Aviator con Kathrine Hepburn.
A tutto questo va aggiunta una dose oceanica di spettacolarità, effetti speciali, computer graphics a gogo, il volo in verticale di Superman, una primizia esclusiva assoluta. Insomma tutto il repertorio che ha reso celebre Brian Singer. E' in un altro elemento però che emerge con più chiarezza l'elemento personale della regia: com'è già accaduto con Spider Man, Superman è un super eroe malinconico che vive in modo traumatico il contrasto tra le sue due identità. Un isolato che salva l'umanità ma vive dietro la finzione di un personaggio. E' questa condizione la chiave di volta dell'identificazione totale di milioni di lettori di fumetti con Superman. Anche l'amore di Brian Singer è cominciato così.
Paolo Biamonte
Il modello, dichiarato, è il film del 1978 di Richard Donner. Tanto per non dare spazio a equivoci, oltre alla dedica al povero Reeves, e a sua moglie, c'è la voce di Marlon Brando che per Donner interpretò la parte del padre del super eroe percependo per pochi minuti quanto fu pagato Marco Van Basten.
Ma a legare ulteriormente i due film è l'impostazione narrativa tutta basata sulla doppia identità di Superman, invincibile eroe, dotato dei più incredibili super poteri, capace di volare alla velocità della luce che nella vita diventa Clark Kent, imbranato redattore incapace di svelare il suo incurabile amore per Lois Lane, stella del giornale dove lavora Kent, perdutamente innamorata di Superman. L'incapacità di affrontare l'amore non è il suo unico punto debole: l'unica sostanza materiale in grado di neutralizzarlo è la Kryptonite, il minerale di Krypton, il pianeta dove è nato.
Singer e Routh sono partiti dal classico schema con il non facile compito di reinventare il personaggio per le prossime generazioni. Per questo l'azione parte cinque anni dopo dove terminava Superman II del 1981. Il nostro eroe li ha trascorsi su Krypton ma ora viene rispedito dal padre sulla Terra, a Metropolis, per sventare l'ennesima minaccia portata all'umanità da Lex Luthor, il super cattivo super nemico storico di Superman interpretato con la giusta dose di snobismo e gigioneria da Kevin Spacey. Prima di affrontare la sfida con il suo mortal nemico, dovrà salvare uno Shuttle fuori controllo con a bordo Lois Lane e si permetterà il lusso di portarla in volo notturno sulla città stringendola tra le braccia, stile Howard Hughes-The Aviator con Kathrine Hepburn.
A tutto questo va aggiunta una dose oceanica di spettacolarità, effetti speciali, computer graphics a gogo, il volo in verticale di Superman, una primizia esclusiva assoluta. Insomma tutto il repertorio che ha reso celebre Brian Singer. E' in un altro elemento però che emerge con più chiarezza l'elemento personale della regia: com'è già accaduto con Spider Man, Superman è un super eroe malinconico che vive in modo traumatico il contrasto tra le sue due identità. Un isolato che salva l'umanità ma vive dietro la finzione di un personaggio. E' questa condizione la chiave di volta dell'identificazione totale di milioni di lettori di fumetti con Superman. Anche l'amore di Brian Singer è cominciato così.
Paolo Biamonte