Aggiornato il Agosto 16, 2016 da Il Guru dei Film
Terrore nello Spazio è il fanta-horror diretto da Mario Bava nel 1965 …
Paese: Italia
Rating: 8/10
Due astronavi sono attirate da una forza sconosciuta su un misterioso pianeta, l’equipaggio del comandante Markary all’arrivo è come impazzito, colpito da istinti omicidi, solo il sangue freddo dell’uomo scongiura il peggio. Markary tenta di comunicare con l’altra nave ma appena raggiunta scopre che gli occupanti sono tutti morti, uccisi tra loro dopo una lotta cruenta.
Più rinomato che visto, come tutti i film di Bava duole dirlo, un titolo fondamentale di uno dei pochi autentici geni del nostro cinema, Terrore nello spazio rischia anche di essere il più alto esempio della fantascienza cinematografica italiana. Buona parte della sua fama deriva dall’essere sempre accostato al primo Alien per via degli evidenti rimandi inseriti nel film di Scott, sia a livello di trama che per alcuni accorgimenti estetici, un tributo che si è prolungato nel recente Prometheus, in cui i protagonisti vestono delle tute ricalcate su quelle eleganti e indimenticabili nel design presenti nel film di Bava. Metà anni 60, il regista nel culmine artistico compie miracoli con pochi mezzi e una sceneggiatura scarna ma innovativa.
Terrore nello Spazio è tutto un lavoro mirabile di regia e resa visuale, uno scrupoloso utilizzo dei set disponibili e scenografie ridotte all’osso, si dice che i decori che compaiono sono sempre gli stessi posizionati in modo differente a seconda delle sequenze. Determinanti la fotografia sognante, i pochi effetti speciali (le scene dell’atterraggio iniziale sono adorabili) e la colonna sonora, creano un clima lugubre vicino agli horror (gotici) del Maestro, in alcuni frangenti sembra di stare negli antri infernali del peplum “Ercole al centro della terra” composti da anfratti rocciosi, nebbie e pozze ribollenti di strani liquidi. La fantascienza incontra l’horror in una vicenda inquietante di possessione che può ricordare “Il Pianeta Proibito” ma anche il filone dei morti viventi, con i cadaveri che tornano in vita e, soprattutto, il vampirismo.
Risalta la figura eroica del capitano Markary del maturo Barry Sullivan, mentre non si può dire lo stesso dei suoi comprimari, confusi in ruoli troppo similari di sottoposti vittime di morte improvvisa, fanno eccezione le due figure femminili che si ricordano per la bellezza: Norma Bengell (I Crudeli) nel ruolo di Sanya e la bionda Tiona di Evi Marandi. Tra le scene più famose vi sono il rinvenimento dello scheletro gigante di un’antica forma aliena e la resurrezione di alcuni cadaveri interrati, Bava in questo caso utilizza per davvero poveri elementi come dei sacchetti di plastica trasparenti e delle tavole di legno nero per ricreare una sequenza d’impatto.
Più celebrato all’estero, conosciuto meglio con l’evocativo titolo Planet of the Vampires, che in patria, un film prezioso che racchiude la creatività di un regista e di un decennio irripetibile, con un finale se visto oggi ingenuo (forse) e risaputo per essere stato ripreso più volte, con poche modifiche, in decine di opere successive. Script rimaneggiato da numerosi sceneggiatori, tra i quali anche lo scrittore Bevilacqua, per un film che ha attirato l’attenzione solo decenni dopo la sua uscita, di recente è stato restaurato in 4K.
Sciamano