Aggiornato il Marzo 19, 2009 da Il Guru dei Film
Sorprendente e inquientate horror canadese ingiustamente passato inosservato.
Samantha Goodman (Kate Greenhouse) è una trentenne psichiatra al servizio del recupero dei criminali assassini. La sua vita è infelice da qualche anno in seguito alla scoperta di un tumore al cervello che purtroppo comincia ad aggravarsi, Samantha decide quindi di staccare dal lavoro e raggiungere il marito scrittore e la sorella minore presso uno chalet di montagna. La donna sospetta che i due le nascondano una relazione ma all’improvviso giunge inaspettato uno strano ragazzo che chiede ospitalità per la notte.
Forse solo in un film horror si riesce con una certa libertà d’azione a indagare sui misteri della mente umana, quelli più inaccessibili e perversi, intorno a questo tema considerato scomodo, sconveniente e per senso comune irreale, molte opere hanno fatto la loro fortuna (“Shining” e “Psyco” sono i casi più celebri). “The Dark Hours”, lungi da essere un capolavoro, incentrato proprio sul lato oscuro della psiche, è comunque una pellicola solida che si muove su diversi piani che affrontano pulsioni differenti e rilevanti.
La malattia è il sotto testo portante, in questo caso un tumore incurabile, una delle maledizioni che possono colpire l’essere umano esposto alla convivenza con una minaccia a cui è (quasi) impossibile sfuggire, seconda solo alla morte. Come è facile intuire c’è ben poco da ridere, nonostante la protagonista non mostri particolari sofferenze (a parte un’infiammazione cutanea sulla coscia) ed anzi sembra gestire con coraggio una situazione a dir poco difficile. Samantha è interpretata dall’eccellente Kate Greenhouse, una dottoressa psichiatrica molto attraente e preparata, costretta dal suo lavoro a frequentare i peggiori criminali, colpevoli il più delle volte di stupri e omicidi, per valutare il loro stato mentale.
Da questi presupposti la sceneggiatura firmata dello sconosciuto Wil Zmak si dirama formidabile in un racconto che a prima vista può apparire banale, visitato anche in tempi recenti da “The Strangers”, sull’arrivo di sconosciuti che irrompono in un focolare domestico per portare violenza e distruzione. “The Dark Hours” tratta questo ed anche altro, tenendo ben presente che a volte i mostri peggiori sono quelli che si nascondono all’interno di ogni persona.
Sensi di colpa, rimozioni, sospetti e invidie si rincorrono nelle sequenze ambientate nel piccolo chalet divenuto il luogo dove consumare una vendetta, quella di un pazzo criminale, e del suo svalvolato aiutante, fuggito dalla prigionia e giunto per una resa dei conti con la dottoressa Goodman. Si può aggiungere che il folle, interpretato da Aidan Devine (“Don’t say a word”), rinfaccia il fatto di essere stato usato come cavia dalla donna per sperimentare una cura contro il tumore.
Dopo avere freddato il cane di casa, una sequenza davvero forte, gli psicopatici si prodigano in torture psicologiche, una sorta di “gioco” della verità che fa vacillare i tre ostaggi in rivelazioni e penitenze da scontare a dir poco umilianti. Samantha passa da una condizione quotidiana carica di angoscia, anche l’udito le provoca disturbi isolando solo alcuni suoni che la circondano, ad un incubo vero e proprio che sta coinvolgendo il marito (Gordon Currie, “Il mistero del bosco”) e la giovane sorella Melody, la ventenne Iris Graham (“The Exorcism of Emily Rose”) che somiglia molto a Katie Holmes(“Batman Begins”). La situazione precipita sino ad un finale che per rispetto è meglio non rivelare, che si può definire “a sorpresa”, anche se a differenza della maggior parte dei film che usano questo espediente risulta più lungo del solito e getta una luce talmente sinistra ed inquietante da colpire duro, come la sequenza macabra-splatter che si prolunga in primo piano tutta da vedere e “vivere”.
Paul Fox firma un horror che conquista per lo sgomento che trasmette, davvero pauroso; il regista attivo soprattutto nel circuito televisivo si rimpiange per il fatto che, al momento, non abbia replicato con un altro film per il cinema ma anche il resto del cast proviene dal piccolo schermo e non compare in produzioni altisonanti. Ottimo il montaggio, recitazione sopra la media, impianto teatrale che nasconde la povertà dei mezzi, dialoghi convincenti e credibili , le sbavature ridotte praticamente al minimo. “The Dark Hours” è un grande horror.
Titolo Originale: “The Dark Hours”
Paese: Canada
Rating: 8/10