Aggiornato il Gennaio 13, 2011 da Il Guru dei Film
Lo scioglimento dei ghiacci causato dall'azione dell'uomo, inquinamento e il proverbiale effetto-serra, viene visto come una sorta di peccato originale che riporta in vita il male, rimasto nascosto per migliaia di anni e ora riaffiorato da una carcassa di mammut. I titoli di testa suggeriscono sensazioni funeste di caos e distruzione in un bel montaggio di immagini di repertorio, non molto distanti per impatto e riuscita a quelli del più blasonato "L'alba dei morti viventi" (2004), poi arriva quel bel faccione di Val Kilmer (“Heat – La sfida”) che in questi anni, non si può fare a meno di notare, ha messo su qualche chilo di troppo, niente di male, anzi spiace scoprire nel corso del film che il suo ruolo è molto marginale, il bel prologo però con l'abbattimento di un orso polare e la scoperta del mammut congelato è tutto sulle sue spalle, l'attore si cuce addosso il ruolo scomodo del Dr. Kruipen pronto, nel corso della vicenda, a prendere decisioni ciniche e crudeli ma dettate da un ideale di fondo, sulla stessa sopravvivenza dell'intera umanità, che molti potrebbero condividere.
Il film, in pratica, si dipana in una regione enorme, desolata, con grandi inquadrature in campi lunghi ma, sia per la ragione di avere pochi soldi a disposizione che per rigore narrativo, si rinchiude presto in un'unica location, all'interno di una base scientifica container, molto vicina a quella del già citato "La Cosa". In queste poche stanze si agitano i veri protagonisti della pellicola, un pugno di giovani studenti, più sopportabili dei soliti standard, tra i quali la giovane figlia di Krupien interpretata da Mara MacIsaac ("L'ultima casa a sinistra", 2009), per fortuna, non la solita pin up ma una ragazzotta energica e credibile, infuriata con il padre per altre vicissitudini famigliari (non essersi presentato al funerale della madre per es.). I suoi compagni si suddividono invece in rappresentazioni già viste ma sempre efficaci come il tipo egoista e approfittatore, il bravo ragazzo della porta accanto e la ragazzina scialba e carina con scritto sulla fronte "prima vittima predestinata". C'è pure un omone di colore, un elicotterista, che suo malgrado si trova in mezzo a questa gabbia di matti e di larve che a un certo punto cominciano a saltare fuori dal cadavere di un orso adagiato in un piccolo laboratorio.
Il regista Mark A. Lewis valorizza bene gli effetti speciali (sangue, pustole, ecc.) e la computer grafica (le larve) in sequenze che forse non sorprendono più nessuno, cadaveri che si agitano dal lavoro instancabile delle frotte predatrici nascoste al loro interno, ma restituisce sensazioni di piacevole disgusto con assalti di ripugnanti larve, pronte in centinaia ad aggredire e nidificare nella carne umana. Giungono poi momenti sempre capaci di creare una certa tensione, come l'amputazione forzata di un arto di una delle vittime ormai compromesso dall'erosione delle sgradite ospiti. Un onesto b-movie che si inserisce bene nella tradizione fanta horror anni 80, periodo rievocato anche nel beffardo finale nei pressi di un grosso centro abitato e aperto a un eventuale sequel che però sarebbe di troppo.
Titolo Originale: "The Thaw"
Paese: U.S.A.
Rating: 7/10