Tutta la vita davanti: l’Italia è uno squallido call center

Aggiornato il Marzo 28, 2008 da Il Guru dei Film

Tutta la vita davanti

Il nuovo film di Paolo Virzì descrive in modo spietato il nostro Paese dal punto di vista di una laureata in filosofia vittima del piu’ bieco precariato. Nel cast Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Valerio Mastrandrea, Elio Germano e la debuttante protagonista Isabella Ragonese.

Così come i reality show, le poste del cuore sono diventati il simbolo televisivo di una cultura degradata, il call center è la summa del precariato. Paolo Virzì, che è il più brillante erede dei grandi autori della commedia all’italiana, è un attento e acuto cronista della deriva che ha preso il nostro Paese. Tutta la vita davanti è un film efficace perchè drammaticamente realistico, persino nei suoi eccessi. Tanto, si sa, la realtà supera la fantasia. La storia è paradigmatica e non è di poco conto che sia raccontata da un’ottica femminile. La protagonista è Marta, la debuttante Isabella Ragonese, una ragazza laureata in filosofia  con lode e abbraccio accademico che non riesce a trovare lavoro. L’unico impiego disponibile è nel call center di una ditta che vende robotini da cucina a domicilio. L’azienda è gestita da un direttore-squalo, Massimo Ghini, e i suoi impiegati devono seguire slogan come ‘coccolare il cliente’ o ‘l’orgoglio di essere persone speciali’, come se fosse possibile dimenticare che il call center non offre un futuro. In realtà, come dimostra la responsanbile delle telefoniste nonchè esempio lampante di vittima della chirugia plastica, Daniela, Sabrina Ferilli, al telefono le ragazze devono ingannare il cliente. A poco servirà l’interessamento di un sindacalista, Valerio Mastrandrea, che cerca di scoprire quale sia il comportamento dell’azienda. Sullo sfondo una madre che si prostituisce per mantenere la figlia, venditori invasati, le danze motivazionali, la vita e i sogni delle giovani telefoniste e l’universo che gira intorno. Un mondo ovviamente dominato dai comandamenti della tv e regolato dalla mancanza di successo, di soldi, di amore, cultura, buon gusto ed etica. Il ritratto dell’Italia che esce fuori dal film di Virzì, scritto con Francesco Bruni, è spietato e passa anche attraverso episodi che portano il film in territori diversi dalla pura commedia ma sempre con l’intento di scoprire il fatto che il nostro Paese oggi sembra poggiare su una discarica dell’intelligenza. Nel cast anche Elio Germano.
Paolo Biamonte