Aggiornato il Dicembre 23, 2008 da Il Guru dei Film
Film tra i meno conosciuti del regista Fernando Di Leo denso di erotismo e violenza. Da riscoprire.
Joe Brezy (Joe Dalessandro) riesce a evadere da una prigione e fuggire con un auto verso un isolato chalet, in cui ha nascosto il bottino di una rapina. Giunto sul posto il giovane scopre che l’abitazione è occupata da due donne e un uomo intenti a trascorrere una vacanza. Per recuperare la refurtiva Joe è costretto a minacciare i tre guastafeste con la violenza, ma la situazione si complica anche per il morboso rapporto che si instaura tra vittime e carnefice.
Uno degli ultimi film diretti da Fernando Di Leo, figura cardine del cinema italiano degli anni 60 e 70 e riconosciuto maestro del genere poliziesco per titoli come “Milano calibro 9” (1972), “La mala ordina” (1972), “lI boss” (1973), oltre che apprezzato sceneggiatore attivo, soprattutto, in ambito western al servizio dei celebri “Per un pugno di dollari” (1964), “Per qualche dollaro in più” (1965), ecc.
“Vacanze per un massacro” è una pellicola a bassissimo costo, girata in meno di due settimane, ambientata praticamente in un’unica location (una villetta di campagna) se si eccentua il breve prologo della fuga di Joe, in cui si delinea la freddezza del personaggio che non esita a uccidere due sventurati per impossessarsi di una macchina: uno viene infilzato con un forcone mentre l’altro è colpito alla testa con una pietra enorme.
Il film può rientrare nel genere horror per vie traverse, un pò come Joe che penetra nello chalet da una finestra, inserendosi nell’ampio filone difficilmente catalogabile del “sex & violence” con riferimenti anche alla corrente in voga negli anni 70 del “rape & revenge” (“Cane di paglia”, “L’ultima casa a sinistra]), ma fondamentalmente “Vacanze per un massacro” è un erotico a tinte morbose piuttosto forti.
L’aspetto più interessante, merito anche del soggetto di Mario Gariazzo (“La mano spietata della legge”), è nella tensione sessuale che si instaura tra i personaggi e in particolare il menage a tre, composto da Lillian e il marito Sergio che di nascosto se la intende con la sorella della moglie Paula, viene sconvolto dall’arrivo di Joe che prima di agire per il recupero del bottino spia i tre amoreggiare e tradirsi in diversi momenti piccanti, al limite della pornografia. Approfittando di una momentanea assenza di Sergio, Joe, imprigiona le due donne e violenta la provocante Paula che alla fine apprezza l’arte amorosa del criminale. Ma l’intreccio è destinato a intricarsi quando Joe seduce anche la timorosa Lillian.
Joe Dallessandro (Joe Brezy) è un attore proveniente dalla factory newyorchese di Andy Wharol, utilizzato per la sua bellezza fisica che lo ha portato ad essere un sex-symbol dell’epoca, dopo gli esordi in America prosegue la sua carriera in Italia e Francia interpretando diverse pellicole (“Il mostro è in tavola…Barone Frankestein”, Je t’aime moi non plus”), in questo film si aggira con una canotta da macho senza mostrare mai emozioni ma, incredibilmente, il personaggio funziona.
Gli altri attori sono poco noti, compare Gianni Macchi (Sergio) che è un collaboratore della prima ora del regista, mentre non passa inosservata Lorraine De Selle (“Violenza in un carcere femminile”, “Cannibal ferox”) che recita(?) nuda per buona parte del film con atteggiamenti torbidi e lascivi.
Il massacro intuito sin dal titolo arriva verso il finale non senza qualche sorpresa, le scenografie sono davvero sciatte (uno squallido tinello, un salotto con camino e appesi alle pareti dei poster di Marlon Brando e John Travolta), la colonna sonora invece è bellissima e curata da Luis Bacalov che ricicla i temi sonori di “Milano calibro 9”.
Paese: Italia
Rating: 7/10