Aggiornato il Ottobre 19, 2011 da Il Guru dei Film
Un mondo dominato dalle tenebre per l'ultimo film di Brad Anderson.
La città piomba all'improvviso in un caos di desolazione e morte: migliaia di persone sono scomparse, come vaporizzate, inghiottite dalle ombre che avvolgono ogni cosa. Solo alcuni sopravvissuti, increduli e terrorizzati, si aggirano per le strade, attirati verso un bar con le luci accese nella settima strada.
Fra qualche anno si potrà capire meglio la portata del recente filone post-apocalittico, esploso di pari passo con la peggiore crisi economica degli ultimi decenni, una sorta di riflesso (in)volontario che favorisce la teoria (discutibile?) secondo la quale l'horror, e certo cinema fantastico, produce le opere migliori nei periodi di massima criticità storica. "Vanishing on 7th Street" rientra nella categoria delle pellicole che aprono scenari terrificanti di vero disfacimento fisico e annientamento globale delle persone, coinvolte in un incubo nero inspiegabile e irreversibile: il mondo è dominato dalla mancanza di luce, i pochi scampati arrancano nella paura braccati dal regno delle ombre che reclama le loro anime per confonderle nell'oblio della morte.
Il film, inutile negarlo, è stato massacrato e male accolto ovunque, si può tentare di capirne le cause e ridurle grosso modo a due: mancanza di spettacolarità e di qualsiasi spiegazione (logica) degli avvenimenti proposti. Si può certo discutere di tutto il resto, anche se pretendere pure l'approfondimento psicologico di un gruppo di gente con l'acqua alla gola appare fuori luogo, nonostante il film di Anderson traccia per ogni personaggio un retro-terra minino e indispensabile con l'uso di brevi flash-back, situati prima della tragedia. La pellicola in questione è prima di ogni cosa uno stato d'animo, forse solo in questo modo si può tentare di apprezzarla, parla dell'angoscia e il senso di perdita insite dentro ogni persona che quando diventano sentore comune producono la decadenza, non solo nei singoli individui ma di ogni elemento della società, in poche parole è la fine della civiltà umana e l'inizio di un mondo nero: il caos.
Nel corso della vicenda si fa strada la storia dei coloni dell'isola di Roanoke e della loro misteriosa scomparsa nel 1587, senza lasciare alcuna traccia se non la scritta "croatoan", un inquietante episodio che aleggia nei primi minuti nelle pagine del libro letto da un proiezionista di film, interpretato da John Leguizamo, sorpreso di trovare il cinema, poco prima pieno di gente, deserto e con decine di vestiti sparsi a terra. La stessa situazione capita anche a un'infermiera di un ospedale (Thandie Newton), sconvolta mentre attraversa i reparti abbandonati e a un giovane reporter con il volto di Hayden "Anakin" Christensen che scopre, scendendo in strada, che la gente è come evaporata, mentre un aereo di linea si schianta alle sue spalle. La presentazione dei personaggi di questo inizio film vale, come si dice in certi casi, il prezzo del biglietto inoltre il cast appare adeguato e il regista Anderson ("Session 9", "L'uomo senza sonno") sa come creare atmosfere ultra-dark. Poi inizia una lotta per la sopravvivenza e l'arrivo del buio.
Le persone scompaiono a contatto con la tenebra e lasciano a terra i soli vestiti o altri oggetti personali (anche dentiere), questo evento ricorda le vittime del giapponese "Uomini H" (1958) aggredite da una gelatina "atomica", il film di Anderson accentua gli aspetti horror e allestisce una gigantesca ghost-invasion che non lascia tregua, solo la presenza di luce può garantire l'incolumità (temporanea) dei sopravvissuti, tra i quali anche un bambino di colore rifugiato in un bar miracolosamente illuminato grazie a un generatore a benzina autonomo. Il juke-box-cd del locale dispensa alcuni brani anni 50 per la colonna sonora del film. "Vanishing on 7th Street" ricorre a un largo uso di computer grafica senza apparire troppo posticcia, in gran parte si occupa di raffigurare i movimenti delle ombre che, a volte, prendono forme umane e, cosa più inquietante, quella delle vittime che stanno per trascinare in un luogo senza nome. Il finale, in cui compare una chiesa, è un altro aspetto che ha fatto storcere il naso a molti, in realtà si ricollega ad altri similari visti all'interno del genere. Film che per certi versi ricorda il Carpenter di "Fog", anche li incombeva una minaccia avvolgente e si terminava in una chiesa. Sottovalutato.
Titolo Originale: "Vanishing on 7th Street"
Paese: U.S.A.
Rating: 7/10