Aggiornato il Giugno 16, 2011 da Il Guru dei Film
La saga dei mutanti targati Marvel ritorna con un prequel ambientato negli anni 60.
1962, Alcune persone insospettabili, sparse nel mondo, hanno sviluppato incredibili poteri mutanti, capacità tenute nascoste per non compromettere la propria incolumità.
Erik ha la capacità di muovere a piacimento i metalli, ora vive solo per eliminare l'aguzzino nazista che provoco' la morte della madre all'interno di un lager. Intanto un giovane studioso di nome Xavier, un potente telepate, viene contattato da un'agente CIA per indagare su un gruppo di cospiratori mutanti al soldo dell'Unione Sovietica, il loro leader è il temibile Sebastian Shaw, proprio l'uomo che Erik sta cercando da una vita.
I riscontri fiacchi di critica, oltre ai malumori del fandom, per "X-Men 3: Conflitto finale" e il distacco del suo personaggio di punta, Wolverine, protagonista in solitaria di "Wolverine The Origins", non preannunciavano niente di buono per la saga degli "X-Men", invece "X-Men: L'inizio" rispolvera i fasti dei primi due capitoli del regista/produttore Brian Singer, e si spinge anche oltre, visto che siamo di fronte al più maturo e centrato episodio sinora realizzato. Il riferimento resta Singer, che supervisiona con dovizia, il prologo richiama quello del primo "X-Men" ambientato in un lager nazista, qui però l'enfasi drammatica non è più solo intuita ma scorre con potenza, il primo a comparire è il futuro Magneto, da prima bambino, sconvolto dalla morte della madre al punto da scatenare il potere telecinetico di piegare i metalli, in seguito adulto dallo sguardo di ghiaccio nelle fattezze di Michael Fassbender ("Bastardi Senza Gloria", come nel film di Tarantino compare in una tesa sequenza seduto a un tavolo).
Croce e delizia della saga sono i numerosi personaggi che compaiono, in questo caso viene preso tutto il tempo necessario, oltre due ore di durata, ma non bisogna allarmarsi visto che la regia sapiente di Matthew Vaughn ("Kick Ass") si destreggia con fare consumato, non c'è un solo calo di tensione e le scene spettacolari non mancano di certo. Un film che dovrebbe essere preso come modello per i cinecomix in generale, per la costruzione delle psicologie e il senso profondo che spinge all'azione i protagonisti, l'attenzione maggiore è rivolta a Magneto, del resto in questo film sono confluite le idee del mancato "Magneto The Origins", una personalità spezzata dal trauma del nazismo rimasto indelebile e simboleggiato da una moneta del terzo Reich presente nel prologo e nel finale, un dolore riflesso nella durezza da killer di un ragazzo che anche la saggezza del professor Xavier non può arginare. L'altro carattere che si eleva è proprio quello del giovane Xavier, un ottimo James McAvoy ("Wanted"), spiritoso con le studentesse ma allo stesso tempo serio e riflessivo, con spiccate doti da leader e certo del fatto che i mutanti possono convivere con il resto dell'umanità, l'uomo che non esita a formare una vera scuola di mutanti per proteggere il proprio paese.