BloodRayne 2: Deliverance (2007)

Aggiornato il Aprile 30, 2009 da Il Guru dei Film

Film: BloodRayneIl secondo capitolo della saga ispirata al videogioco omonimo “Bloodrayne” si trasferisce nel far west americano. Alla regia il famigerato Uwe Boll.

La piccola cittadina di frontiera Deliverance è pronta ad accogliere il flusso di coloni grazie all’apertura della nuova linea ferroviaria. Anche Il vampiro Billy the kid è interessato alla vitale cittadina: vuole far nascere un’armata di creature della notte e dare inizio a un contagio che dovrà propagarsi in tutta la nazione. Il criminale sovrumano non ha fatto però i conti con Pat Garrett, un pistolero che ha stretto alleanza con Rayne, mezza donna e mezza vampira, per contrastare i mostri assetati di sangue.


Reciso ogni legame con la fonte d’ispirazione originale del videogioco e rivoluzionato il cast, a partire dalla protagonista Rayne interpretata in questa occasione da Natassia Malthe, il regista teutonico Uwe Boll si spinge nei territori del western per contaminarli con sferzate d’horror puro. Un’idea peregrina che vuole essere un omaggio agli spaghetti-western e invece è soltanto l’ennesima farsa di un regista abile a far parlare di sé, nel bene(poco) e nel male, capace di (auto)finanziarsi una sfilza di film legati per lo più al mondo dei videogame: l’eco degli insulti per la trasposizione di “House of the dead” non si è ancora placata.

BloodRayne 2” è un’opera fiacca e priva di qualsiasi pathos e tensione, nonostante certi spunti di sceneggiatura interessanti, un’azzardata commistione che pretende di citare Sam Peckinpah( “Pat Garrett e Billy the kid“) e Sergio Leone (“Per un pugno di dollari“) con situazioni e sparatorie imbarazzanti, quasi oltraggiose nella reiterata messinscena di scontri dilatati inutilmente al ralenti e con musiche dozzinali in sottofondo. In questo tipo di film si può chiudere un occhio se compare qualche momento divertente, anche qui però l’impresa si fa ardua: forse solo il personaggio del prete schizzato e poco ortodosso adempie al “difficile” compito.